Missioni Consolata - Maggio 2020

Tanti mondi, una terra 37 maggio 2020 gente ha conservato una forte identità indigena, e molte tradizioni continuano a essere vigenti, anche nelle nuove generazioni. Dopo alcuni anni, ecco che l’antropologia di nuovo bussa alla mia vita: mi viene proposto lo studio a distanza della disciplina, che comporta un’immersione continua nella realtà quechua e, allo stesso tempo, una riflessione teorica da incarnare nella vita quotidiana. Questa esperienza mi porta ad affermare che non c’è contrapposizione tra missione e antropo- logia: le due situazioni s’illuminano a vicenda. Da estirpare, piuttosto, sono alcuni pregiudizi che possono accompagnare sia l’antropologa, sia la missionaria che convivono in me. Iniziamo con la missione e la sua relazione con la colonia, che ha prodotto conseguenze fino al giorno d’oggi. L’espansione della Chiesa cattolica - e in generale del cristianesimo - a livello pla- netario si è servita di un mezzo non neutro, come è l’espansione coloniale dei paesi europei: dapprima in America, con gli imperi spagnoli e portoghesi, poi in Asia, Africa e Oceania. Alla base del colonialismo c’era una giustificazione molto semplice: noi siamo i più «bravi», siamo i civilizzati, che portano la civilizzazione ai primi- tivi. D’altra parte, la nostra missione, in questo caso come cristiani, era quella di fare uscire dall’errore gli infedeli perché abbracciassero la verità di Cristo per potersi salvare. Poi, è arrivato il Concilio Vaticano II, il quale ci ha spiegato che ci si può salvare anche fuori dalla Chiesa. Nel frattempo, il mito dei «portatori di civiltà» si è trasformato nel mito contemporaneo del «pro- gresso». Sicuramente, chi ha frequentato le medie e superiori negli anni Ottanta e Novanta avrà studiato quelli che si chiamavano (e spesso ancora si chiamano) «i paesi in via di sviluppo». Graficamente parlando, l’idea è che i vari popoli si trovino su una retta, sulla quale stiamo pro- gredendo, chi un po’ più avanti, chi un po’ più indietro (= in via di sviluppo). In quell’epoca (se- conda metà del Novecento) la Chiesa missionaria A sinistra: parziale della facciata della chiesa di San Lorenzo, a Potosì. | A destra: una donna indigena; la popolazione boliviana è di 11,3 milioni di persone (Instituto nacional de estatistica de Bolivia, 2018), per circa metà di etnia indigena. Le culture sono in cammino, come lo sono gli esseri umani. “ © Tjabeljan Apprezzare e valorizzare le culture è molto positivo, ma può far scivolare nel «romanticismo». “

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=