Missioni Consolata - Maggio 2020

ssier 36 mento socio-antropologico, perché lo sentivo più in sintonia con l’apertura del cuore verso il mondo intero. All’università venivano presentati come contrap- posti l’atteggiamento missionario, descritto come volontà di proporre-imporre una religione, e quello antropologico, descritto invece come vo- lontà di difendere la libertà di essere quello che si è, per dirla in parole molto povere. La cosa mi colpiva, ma dentro di me non ho mai preso posi- zione. O forse sì... Dopo la mia formazione e consacrazione reli- giosa, fui destinata alla missione in Bolivia, dove - con somma gioia - arrivai il primo febbraio del 2013. Da allora vivo con il popolo contadino di lingua quechua, nel dipartimento di Potosí: la Da un mito all’altro, dalla «civiltà» al «progresso» Il missionario propone una religione, l’antropologo difende la libertà di essere quello che si è. Il racconto di una persona in cui missione e antropologia riescono a convivere. Arricchendosi a vicenda. S ono una missionaria, ma anche un’an- tropologa. La vocazione e lo studio dell’antropologia si sono intrecciate già da molto tempo, da quando ero una studentessa universitaria di filosofia che, ad un certo punto, ha sentito la chiamata di Dio. A quel tempo dovetti scegliere un’area di studio per il secondo biennio. Io scelsi l’orienta- di STEFANIA RASPO © Pablo Andrés Rivero LA MISSIONARIA

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