Missioni Consolata - Maggio 2020

utilizzato per le necessità del tempio pagano, in più, essendo carne arrivata in dono, poteva essere rivenduta anche a prezzi bassi. Ecco che chi viveva o passava da quelle parti poteva comprare questa carne, di buona qualità, a basso prezzo e, in più, in qualche modo «san- tificata» dal passaggio nel tem- pio. Paolo, nella Prima lettera ai Corinti, nota che quella era solo carne (gustosa ed economica), ma che alcuni «deboli nella fede» potevano pensare che i cristiani più istruiti, comprando quella carne, volessero «tenersi buoni» anche gli dèi che pure dicevano non esistere. Se c’è il rischio che alcuni cristiani più consapevoli, i quali sanno che non c’è differenza tra la carne sacrificata a dèi che non esi- stono e carne normale, provo- chino confusione nei cristiani più semplici mangiando carni sacrificate, afferma l’apostolo, piuttosto si astengano del tutto da tale carne (1 Cor 8). Una volta approfonditi i quattro divieti, capiamo che il cuore della decisione presa dalla Chiesa a Gerusalemme non sono essi, ma il fatto che chiun- que può diventare cristiano senza prima diventare ebreo, senza la circoncisione, senza ri- spettare la legge di Mosè. Re- stano dei vincoli, più che altro formali, ma l’ostacolo principale è rimosso. LA DECISIONE E LE SUE RAGIONI TEOLOGICHE E NO Luca è talmente sicuro della centralità di questa decisione che ne fa il punto di svolta degli Atti, a metà circa della sua opera: da qui in poi, infatti, sem- bra dimenticarsi della chiesa di Gerusalemme. Citerà Giacomo ancora in Atti 21,18, ma senza parlare più di Pietro né dei Do- dici. A questa svolta tendeva tutta la costruzione della narra- zione fin qui, da qui si riparte. D’altronde, se la chiesa non avesse intrapreso questa strada, sarebbe rimasta uno dei tanti gruppi, più o meno aperti, numerosi e significativi, che fa- cevano parte del mondo una chiesa in uscita ebraico. E si era trattato di una decisione che Gesù non sem- brava aver suggerito, perlo- meno non esplicitamente. Si era davvero mosso lo Spirito Santo. In questa decisione centrale per la vita della chiesa, peraltro, lo Spirito non ha violato la libertà degli uomini. I capi della chiesa, Paolo, Barnaba, gli anziani, sono stati chiamati a collaborare, ad aprire gli occhi, a capire (per- sino nella fatica e nei litigi...). Senza l’azione dell’uomo, Dio non può agire. Tanto che il «de- creto» firmato da Giacomo af- ferma, non per orgoglio, ma in verità, «È parso bene, allo Spi- rito Santo e a noi...» (At 15,28): lo Spirito non decide senza l’uomo. Ma proprio perché si tratta di uomini che pensano, e poiché gli uomini sono condizionati dalla propria storia, cultura e ca- ratteri, Giacomo fa una mossa fi- nissima: non si limita a dire che i frutti dello Spirito hanno già mo- strato che Dio vuole questa apertura, ma aggiunge una cita- zione di Am 9,11-12 (in At 15,15- 18), in cui si lega la ricostituzione della tenda d’Israele con l’o- maggio a Dio da parte dei non ebrei. Non è un caso che gli ebrei solitamente dicessero che gli «altri» dovessero rispettare solo i comandamenti «di Noè», che sostanzialmente si incentra- vano sul rispetto della vita. I quattro precetti imposti ai cri- stiani «greci» ricordano quelli che si chiedeva di rispettare ai «forestieri», a coloro che, in tempi antichi, risiedevano nel territorio d’Israele. Giacomo, in- somma, strizza l’occhio anche ai suoi di Gerusalemme, ai cristiani provenienti dall’ebraismo, sug- gerendo che l’apertura nei con- fronti dei convertiti dal pagane- simo mantiene al centro il mondo ebraico rendendolo sol- tanto più ampio e ricco. Noi intanto scopriamo che ten- sioni, persino scontri, e addirit- tura limiti e trucchi, fanno parte della Chiesa fin dagli inizi, e non impediscono allo Spirito Santo di agire. Angelo Fracchia (14-continua) sì, con carne di animali, ma non si diventa padroni della loro vita, che continua ad appartenere a Dio. Per questo motivo la moda- lità pura di uccisione di un ani- male era (e rimane per ebrei e islamici) di versare il sangue a terra, la quale appartiene a Dio: ciò che è di Dio, torna a Dio. Possiamo forse spiegarlo così: ai cristiani non provenienti dal- l’ebraismo Giacomo chiede di tenersi lontano almeno da ciò che era particolarmente fasti- dioso per gli ebrei e che era fa- cile da rispettare. Vivere da fra- telli cristiani insieme, infatti, vo- leva anche dire condividere la mensa (eucaristica, che com- prendeva anche un vero pasto). L’astensione dagli animali soffocati si può spiegare con il fatto che essi, evidentemente, avevano ancora il sangue al loro interno, quindi ricadiamo nel primo caso dell’astensione dal sangue, anche se potremmo già obiettare che non era necessa- riamente e sempre semplice ca- pire come era stato ucciso un animale. Che cosa sia l’«impudicizia» ( porneia , vedi Mt 19,9) non è chiaro: c’è chi spiega che erano alcuni comportamenti sessuali, oppure particolari legami matri- moniali (cfr. 1Cor 5,1), o forse al- tro ancora. Accontentiamoci di riconoscere che c’era un vin- colo in più. Conosciamo invece gli idolotiti (la carne rimasta dai sacrifici agli idoli, ndr ). La grandissima mag- gioranza delle forme religiose del mondo antico (compreso l’e- braismo) prevedevano di sacrifi- care animali agli dei. Di solito la carne sacrificata veniva in parte bruciata sull’altare, in parte mangiata da chi la offriva (come banchetto di comunione con la divinità), in parte lasciata ai sa- cerdoti. Questi ne consumavano un po’, ma ovviamente ne avan- zavano, e non aveva senso con- servarla, dal momento che il giorno dopo altri avrebbero of- ferto sacrifici. Di solito, quindi, la rivendevano: il ricavato veniva 32 maggio 2020 MC

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