Missioni Consolata - Maggio 2020
Nella stessa barca « O ggi siamo impauriti e smarriti come i discepoli del vangelo che sono stati presi alla sprovvista, nella loro barca, da una tempesta inaspettata e furiosa». Mentre papa Francesco diceva queste parole nella sua preghiera solitaria in piazza San Pietro, lo scorso 27 marzo, ho pensato che l’immagine della barca accomunava due grandi tra- gedie del nostro tempo: in modo simbolico quella del Covid-19 che, nel momento in cui scrivo, ha ucciso già ben oltre 20mila persone nella sola Italia, e in modo diretto quella dei naufragi del medi- terraneo che, negli ultimi sei anni, hanno fatto quasi altrettante vittime. A differenza delle migrazioni, fatte con barche lontane da noi che attraversano disperatamente il Mediterraneo stipate di persone che non vorremmo accomodare a casa nostra e preferiremmo «aiutare a casa loro», il Covid-19 ci ha costretti a renderci conto che la barca su cui viviamo tutti, sia noi che «loro», è una sola: frantumate tutte le nostre certezze e pretenziose frontiere, oggi ci pos- siamo rendere conto «di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vi- cenda». Oggi è ancora presto per tirare delle conclusioni. Siamo ancora in mezzo alla tempesta, e non ne vediamo la fine. Stiamo appena iniziando a elaborare la nuova consapevolezza che basta un virus microscopico per mettere in scacco buona parte della struttura produttiva mondiale che genera quella ricchezza senza la quale - pensavamo fosse così - non siamo capaci di fare alcunché. In questa tempesta, per noi missionari, cresce anche l’ansia per quello che succederà oltre i nostri confini, «in altri paesi finora largamente risparmiati dal Covid-19, soprattutto in Africa - scrive padre Stefano Camerlengo, superiore dei missionari della Consolata - indubbiamente mal attrezzati a ge- stire una situazione drammatica, impreparati a contrastare il virus». Oggi è presto per capire che mondo sarà quello dopo il coronavirus, ma non è presto per la spe- ranza. Come cristiani, sappiamo che è la speranza a farci capaci delle più ardite costruzioni, dei più ambiziosi progetti e, con la collaborazione di tutti, della realizzazione dei più nobili sogni. Ab- biamo l’opportunità di costruire un’umanità nuova, un po’ più solidale, un po’ più fraterna, un po’ più di tutti. L’esperienza del Covid-19 ci ha messi di fronte alla realtà di una forma di vita, il virus, che non può vivere senza ricorrere a un sistema biologico più complesso di sé, e abbiamo visto che a volte il vi- rus uccide quella vita dalla quale trae sostentamento. Succede così anche per l’uomo in relazione con il creato. L’uomo oggi può decidere se continuare a essere un virus letale per la Terra, oppure no. Oggi forse siamo più consapevoli che potremo dire «andrà tutto bene» solo se smettiamo di violare e contaminare la nostra «casa comune». Possiamo sperare che il Covid-19 ci aiuti tutti a uscire anche dai deliri di onnipotenza del pensiero unico e dei populismi che dipingono tutto di bianco e nero, tracciano frontiere indiscutibili preten- dendo di distinguere con precisione ciò che è dentro da ciò che è fuori, e che, quando non sono più in grado di gestire la crisi, allora rispondono con una specie di «si salvi chi può», e pace all’a- nima di coloro che non sono in condizioni di farlo. Possiamo sperare in un’economia nuova che sappia mettersi al servizio dei bisogni quotidiani dell’uomo. Lo scrittore e giornalista Tiziano Terzani, qualche tempo prima della sua morte diceva: «Siamo sicuri che il progresso debba essere solo crescita? Non sarebbe molto meglio arrivare a una situazione in cui tutti abbiamo poco ma il giusto? Oggi l’economia non è per l’uomo ma è fatta per costringere tanta gente a lavorare a ritmi terribili, per produrre delle cose per lo più superflue, che altri possono comprare solo se lavorano a loro volta a ritmi disumani». Questo virus che ci ha chiusi in casa, forse alla fine ci avrà aiutati anche a scoprire il valore di alcune cose che non si possono comprare: la vita, l’affetto di parenti e amici, la comunità, gli abbracci, il tempo speso bene. Ai lettori MC R EDITORIALE MC di Gianantonio Sozzi , Imc 3 maggio 2020 MC
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