Missioni Consolata - Maggio 2020

sensazione liberatoria». La per- manenza a Wat Tham Krabok è di almeno due settimane, senza la possibilità di ricoveri succes- sivi. «Questa non è una clinica a porte girevoli» sono soliti ripe- tere i monaci. Alloggi e tratta- menti sono gratuiti. Di tasca loro i pazienti devono esclusiva- mente pagarsi il vitto, che può essere consumato solo una volta al giorno alle sette di mat- tina. La sveglia è alle quattro e mezza mentre alle otto di sera si spengono le luci. Nel complesso del tempio è vietato fare entrare sostanze stupefacenti e alcol, come sono vietate le visite di pa- renti e amici. Ogni paziente deve indossare l’uniforme for- nita dai monaci, un camicione di colore bordeaux con la scritta «vincitore» sulla schiena. Niente telefoni cellulare né tablet. Gli unici svaghi concessi sono un pallone da calcio sgonfio, un ta- volo da ping pong malconcio, qualche chitarra scordata e un televisore sintonizzato su uno dei canali nazionali thailandesi. È proibito mettere piede fuori dal perimetro del tempio: in più oc- casioni i monaci hanno scovato piccoli spacciatori, nascosti tra i cespugli, intenti a offrire droghe ai pazienti. SPIRITUALITÀ E TERAPIE Nella cura delle tossicodipen- denze, Wat Tham Krabok rac- chiude un misto di spiritualità e terapie fisiche di forte impatto. Quello del vomito è il tratta- mento più invasivo, ma la tera- pia dei monaci buddhisti non si limita a esso. Il primo giorno il nuovo arrivato viene sottoposto alla cerimonia del sajta , il sacro voto di astinenza. Alla presenza di un monaco anziano, i pazienti giurano solennemente di rinun- ciare a ogni sostanza stupefa- cente. Il religioso scrive su dei foglietti il nome e la promessa dei novizi e li inserisce in un braciere che accende con dei lunghi fiammiferi. Al temine di una nenia tra il canto e la pre- ghiera, il monaco porge il bra- ciere a una statua del Buddha. È così che il voto diventa sacro - chi lo infrange non potrà più mettere piede a Wat Tham Kra- bok - e il sajta si conclude. Ancora, la «cerimonia della sauna». Seguiti a vista dai mo- naci, i pazienti escono dall’area dormitorio e si recano all’area sauna che è composta da due stanzini che hanno una tenda nera in cotone pesante come porta. Il calore al loro interno è prodotto da un forno a legna si- tuato sul retro della struttura. Ammassati l’uno contro l’altro, i pazienti devono realizzare tre sessioni di sauna di cinque mi- nuti l’una, intervallati da pause di due minuti durante le quali è possibile trovare sollievo con dell’acqua gelata. «La temperatura all’interno degli stanzini - dice stremato Peter, svedese al penultimo giorno di ricovero - sfiora i cento gradi e non sono rari i casi di manca- menti. Io stesso la prima volta sono svenuto. I monaci mi hanno rianimato con dei sali. Gran brutta storia... Bisogna fare dei sacrifici per rimettersi in forma e io sento di essere ormai a buon punto. Non avrei mai detto che uno stile di vita così * THAILANDIA 22 MC " Non avrei mai detto che uno stile di vita così spartano avrebbe risolto i miei problemi.

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