Missioni Consolata - Maggio 2020
gruppo vive accampato sotto una tettoia, in mezzo a un campo incolto che quando piove diventa un pantano. Hanno steso le loro amache come meglio potevano. Per terra, vestiti, borse, alcune pa- delle. Sono sei famiglie con molti bambini, una trentina di persone in totale. Sono molto trasandati, hanno un livello di igiene e pulizia molto basso, così come il loro riparo è preca- MC A esperto del popolo Warao, il cappuccino padre Julio Lavandero Pérez. Padre Julio - scomparso a Tucu- pita lo scorso 7 gennaio 2020 - affermava che i Wa- rao vanno dove riescono a procurarsi quello che necessitano per alimentare se stessi e la famiglia. Lui spiegava che essi sono nati come indigeni rac- coglitori. «Un tempo - prosegue Peggy - raccoglie- vano frutta, pesce, poi però tutto è diminuito e così sono migrati in città, sempre a raccogliere, ma l’e- lemosina per le strade. In Boa Vista e Manaus è la stessa dinamica: chiedono l’elemosina. È un po- polo che forse non ha mai avuto una relazione profonda con la propria terra. Forse è perché non produce da essa, non la coltiva, ma si limita ap- punto a raccogliere». I Warao finiranno per scomparire? La missionaria si interroga su cosa ne sarà della cultura warao. «Personalmente, ho incontrato più migranti warao che dicono “quando la situazione migliorerà, torneremo nel Delta”, rispetto a quelli convinti di fermarsi qui o in Brasile. Il fatto è che la situazione non migliora. Molti indigeni raccontano che ci sono comunità che si stanno svuotando. Mi chiedete se scompariranno? Non lo so, a livello di cultura credo che si adatteranno ai luoghi e alle nuove situazioni. Può essere che, se troveranno migliori condizioni in Brasile, sceglieranno di fer- marsi. Cercano alimentazione ma anche medicine. Negli ultimi tempi in Venezuela si sono sviluppate molte malattie dovute alle cattive condizioni di vita. Abbiamo notizie di tante persone - mi riferi- sco sia a indigeni che a non indigeni - che muoiono, perché si ammalano a causa dell’organi- smo debilitato o perché non sono curati. Anche la situazione emotiva non è buona. Le famiglie sono divise, molti hanno qualcuno all’estero. Questa però è una condizione che incide molto sul vene- zuelano, che ama stare in famiglia». Anche Santa Elena de Uairén è cambiata. Molti ve- nezuelani migrano qui per approfittare dei van- taggi offerti da una città di frontiera, come per esempio la reperibilità di merci introvabili nel re- sto del paese. Questo però ha gonfiato in modo enorme i quartieri periferici, facendo aumentare le problematiche sociali e la delinquenza comune. Al- cuni poi tentano la fortuna cercando l’oro nelle mi- niere artigianali (e illegali) della zona. Un problema ulteriore in una situazione già molto complicata. M.B. - P.M. © Paolo Moiola rio. È la situazione peggiore che abbiamo visto nel corso del no- stro viaggio. I bambini, per for- tuna, riescono ancora a diver- tirsi. Alcuni di loro stanno gio- cando con un camion di pla- stica, sopra e attorno al quale ci sono svariate banconote in boli- vares , la valuta venezuelana, che paiono vere. Le prendiamo in mano: sono proprio vere. Gli indigeni attorno si accorgono del nostro stupore e scoppiano a ridere. Ridono perché quelle banconote non valgono la carta su cui sono stampate. Simbolo della deriva economica del paese. Chiediamo agli adulti cosa pen- sano di fare: passare in Brasile, tornare nei territori di prove- nienza o rimanere a Santa Elena. Preferiscono restare, in attesa di tempi migliori. Difficile comprendere i motivi di questa scelta, ma ancora più difficile ri- " I Warao sono nati come indigeni raccoglitori. Caratteristica che soprav- vive anche quando essi arrivano nelle città. 15 maggio 2020 MC
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