Missioni Consolata - Aprile 2020

affrontato esplicitamente (At 15). Anche perché, di fronte al suc- cesso di Paolo, ci sono giudei che iniziano a ostacolarlo «furio- samente» (At 13,45), al punto da fargli proclamare che, di fronte al rifiuto ebraico, si rivolgerà ai pagani (At 13,46-47). L’opposizione alla predicazione del Vangelo costringerà Paolo e Barnaba ad abbandonare la città, ma i semi del Verbo sono già stati gettati. PREDICAZIONE IN LICAONIA Da Antiochia di Pisidia, Paolo e Barnaba raggiungono Iconio, ad almeno tre giorni di cammino sempre su una strada ben lastri- cata. Anche da qui l’opposi- zione ebraica li costringe a fug- gire. A un’ulteriore giornata di cam- mino, ecco Listra, dove la guari- gione miracolosa di uno storpio spinge gli abitanti del posto a portare in trionfo Paolo e Bar- naba, salutandoli come dèi. Siccome il greco può servire ot- timamente per capirsi tra fore- stieri, ma gli abitanti di Listra parlano tra loro in licaonio, i due evangelizzatori non capiscono di essere portati in processione al tempio per offrire loro un sa- crificio (At 14,11-13). Quando finalmente se ne accor- gono, si ritraggono scandaliz- zati e spiegano l’unicità del Dio che ha fatto l’universo e conti- nua a custodirlo (At 14,15-17). Il brevissimo discorso è interes- sante perché questa volta Paolo non parte dalle profezie antiche e sembra addirittura di- menticare Gesù, per concen- trarsi sul Dio creatore di tutto. Da qui potremmo ricavare un in- segnamento importante (e forse più che mai attuale dopo i dibat- titi feroci in occasione del Si- nodo sull’Amazzonia). Paolo non ha ovviamente dimenticato Gesù, ma si trova in un contesto in cui è più urgente e centrale richiamare all’unicità di un Dio trascendente. Quante volte an- quasi totalità dei lettori moderni, ma il nome più preciso di quella città era «Antiochia verso la/da- vanti alla Pisidia» (in pratica era la prima città della Galazia per quelli che vi arrivavano dalla Pi- sidia), anche se i contemporanei di Paolo e di Luca si sbaglia- vano molto spesso. Oggi il sito archeologico di quell’antica città dei Galati si trova vicino a una cittadina chiamata Yalvaç, che in turco significa «profeta», in ri- cordo di Paolo. IL DISCORSO DI PAOLO Qui Paolo tiene un ampio di- scorso che sembra riecheggiare quello di Pietro nel secondo ca- pitolo degli Atti. Dopo un saluto iniziale, si annuncia il cuore del Vangelo, ossia la morte di Gesù seguita dalla risurrezione che ne conferma le pretese e la mis- sione (At 13,26-31, come in 2,22- 24.32). Poi sottolinea che tutto questo è conferma di ciò che era già stato annunciato dalle profezie (At 13,32-37, in paral- lelo con 2,25-36, citando addi- rittura in parte gli stessi testi del- l’AT), e conclude con un finale appello alla fede e offerta di perdono (13,38-41; cfr. 2,38-39). Sembra quasi che Luca voglia confermarci che Paolo non si è messo in testa di predicare qualcosa di nuovo o personale, ma ripercorre completamente il cammino della chiesa dall’inizio in poi. A essere tipico di Paolo, sem- mai, è proprio il saluto iniziale (13,16-25), rivolto a ebrei e non ebrei, con l’annotazione che molti di questi ultimi accolgono con favore la notizia del Van- gelo. Ciò che finora era acca- duto, quasi di nascosto e per eccezione, con l’annuncio ai sa- maritani (At 8,5-25), all’eunuco (8,26-39) e a un centurione ro- mano (At 10), ma che già ad An- tiochia di Siria era diventato più generalizzato, qui si fa ora ricor- rente e consueto, e l’annuncio ai pagani presto dovrà essere una chiesa in uscita 32 aprile 2020 MC © AfMC / Ettorri Giuseppe - Panoramica ai confini tra Pisidia e Galazia che oggi le diverse comunità cristiane si trovano in contesti che richiedono di concentrarsi non su tutta la teologia, ma solo su alcuni aspetti che si rivelano essere i più urgenti e significa- tivi in quel contesto. Non signi- fica rinnegare il quadro globale e l’integrità dell’annuncio della fede, ma lasciare che il Vangelo interagisca con situazioni che sono particolari. Paolo lo ha fatto prima di noi. PERSECUZIONI E RITORNO Le opposizioni agli evangelizza- tori non si interrompono. Anzi, Paolo viene addirittura lapidato (At 14,19), ma sembra che lui e Luca vogliano evitare qualun- que tipo di vittimismo. Viene creduto morto, ma si rialza e il giorno dopo lascia la città. La meta, questa volta, è la casa madre , quell’Antiochia sull’O- ronte che li aveva spediti in mis- sione. Paolo e Barnaba ne ap- profittano per ripercorrere tutta la strada fatta all’andata, evi- tando scorciatoie, evidente- mente per visitare e confortare le comunità appena fondate. Tornati alla partenza, poi, non si soffermano su tutte le avventure che pure Luca ci ha narrato, ma vanno direttamente al cuore della questione: «Dio ha aperto ai pagani la porta della fede» (At 14,27). Angelo Fracchia (13 - continua)

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