Missioni Consolata - Aprile 2020

Gesù ) che ricorda tanto quello dello stesso Gesù. Ma si rivela poi per quello che è veramente: Elimas (il mago) che cerca di te- nere il proconsole lontano dalla fede (At 13,8). A questo punto Paolo lo attacca, punendolo con una cecità temporanea che sembrerebbe addirittura frutto di un atto magico (At 13,11). TRE CONSEGUENZE Quello che Luca gestisce quasi come un veloce incidente ci la- scia con tre conseguenze e un’annotazione. Tra le conseguenze, si nota che il proconsole crede al Vangelo. La notizia, buttata lì, è straordi- naria, perché si tratterebbe della seconda conversione di un romano, e per di più capo di una provincia. Certo, non si dice che viene battezzato, e questo potrebbe essere il mo- tivo per cui Luca non rimarca tanto la notizia, ma è rilevante che fosse simpatetico. C’è da dire poi che forse un romano in quella posizione non poteva ancora permettersi di sbilan- ciarsi troppo ufficialmente. La seconda conseguenza è sulla composizione della squa- dra missionaria. Quando arriva a Cipro è composta, in ordine, da Barnaba, Saulo e Giovanni Marco, ma quando riparte i membri sono «Paolo e i suoi compagni». A Cipro, cioè, Paolo decide di farsi chiamare con la forma latina del proprio nome, quasi a rendersi più facilmente accettabile e accoglibile anche da ambienti amministrativi latini e culturali greci, e prende la guida della missione. Chissà se è questo cambia- mento a suscitare la terza con- seguenza del passaggio ci- priota, ossia l’abbandono della missione da parte di Giovanni Marco (At 13,13), un abbandono che avrà conseguenze più tardi (At 15,37-39). La considerazione è che Luca rende consapevoli i suoi lettori che il Vangelo continua a farsi strada, speditamente, benché tra opposizioni e ostacoli sia esterni (il sinedrio, un mago...) che interni (i litigi nella squadra missionaria). Entrambi, e forse soprattutto i secondi, sarebbe meglio che non esistessero, ma in ogni caso non fermeranno l’opera dello Spirito. PREDICAZIONE AD ANTIOCHIA DI PISIDIA Dopo Cipro, la missione prende una strada non del tutto preve- dibile: anziché arrivare a Tarso, come avremmo potuto immagi- nare, o dirigersi verso Ovest, in direzione della popolatissima valle del Lico (dove c’è Laodi- cea), i missionari, rimasti in due, decidono di avviarsi verso l’en- troterra, attraversando quasi tutte le città abitate in larga mi- sura da ebrei e servendosi di un’importante via lastricata ro- mana, che porta in Galazia. Qui troviamo una delle rarissime imprecisioni geografiche di Luca, che parla, come leggiamo nelle nostre traduzioni, di «An- tiochia di Pisidia». Probabil- mente non cambia nulla per la vengono, discute addirittura se sia possibile o no per i pagani diventare ebrei, e di solito si preferisce scoraggiare la con- versione, invitando invece al semplice rispetto di una forma di legge ridotta per i simpatiz- zanti. I cristiani ritengono invece di dover annunciare Gesù, di aver scoperto un tesoro che non possono chiudere sottochiave. Nello stesso tempo, non sembra che partano ciecamente all’av- ventura: Cipro è subito di fronte ad Antiochia, a una distanza che in giornate di bel tempo si può coprire in un solo giorno, inoltre è la patria di Barnaba, il capo spedizione, che sull’isola proba- bilmente può contare su più d’un contatto. Questa ipotesi viene facilmente confermata dalla notizia che è addirittura il proconsole di Ci- pro, Sergio Paolo, a invitare e ospitare i tre missionari (At 13,7). A palazzo i tre trovano anche un mago, che sembra quasi il con- traltare degli evangelizzatori. Si tratta di un ebreo che si dedica alla magia ed è conosciuto con un nome (Bar-Iesus, figlio di MC R 31 aprile 2020 MC

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