Missioni Consolata - Aprile 2020
13. Dio apre ai pagani la porta della fede «A d Antiochia per la prima volta i di- scepoli furono chiamati cristiani» (At 11,26). Non si tratta però sol- tanto di un appellativo. A se- guire Luca, potremmo dire che per la prima volta ad Antiochia i cristiani diventano consapevoli di essere un gruppo nuovo e di avere anche responsabilità nuove. A pensarci, il mondo nel quale si muovevano i primi cristiani sembra molto simile al nostro. Intanto anche loro sperimenta- vano una nuova interconnes- sione tra i popoli del Mediterra- neo: i romani avevano portato in oriente strade, sicurezza, commercio, ricchezza e il fa- scino per un mondo che non guardava in faccia a tradizioni, rispetto, pudore. Anche loro, come noi oggi, avevano una lin- gua di riferimento internazio- nale più o meno conosciuta da tutti: ovviamente non era l’in- glese, ma il greco. Così molti, pur mantenendo le proprie lin- gue e culture locali, parlavano anche questa lingua che era capita quasi ovunque e portava con sé un modo nuovo di vivere, pochissimo attento allo spirituale ma estremamente affascinante. In questo contesto, si poteva incontrare un miscuglio molto disordinato di superstizioni e culture, di nuovi movimenti spi- rituali e antiche organizzazioni religiose, il tutto subordinato all’interesse primario per il lai- cissimo denaro che, global- mente, sembrava avere la me- glio su tutto, ma nello stesso tempo lasciava un forte deside- rio, soffocato ma diffuso, di va- lori e spiritualità autentici. Insomma, si direbbe che la co- munità di Antiochia possa costi- tuire, nonostante la lontananza, un modello ancora valido per noi oggi. lA primA Comunità «CristiAnA» Quella comunità viveva a ca- vallo tra due culture linguistiche (greca ed aramaica) e ancor più tra molte tradizioni religiose: il mondo ebraico, fortemente rap- presentato e affascinante, quello semita tradizionale che finiva per identificarsi soprat- tutto con l’astrologia, quello ro- mano ufficiale che però non sembrava molto profondo, oltre a diversi altri movimenti, a volte dalla vita abbastanza breve. Sarà per questo che ad Antio- chia i cristiani si scelgono come capi un miscuglio altrettanto va- riegato di persone (cfr. At 13,1): Barnaba è un ebreo originario di Cipro (At 4,36), Simeone porta un nome ebraico e un sopran- nome latino (Niger), Lucio ha un nome latino e viene da Cirene, Saulo è un ebreo di Tarso, e in quanto a Manaèn (nome ebraico ma in forma greca) si dice che abbia conoscenze alto- locate, essendo stato compa- gno d’infanzia di Erode Antipa. Evidentemente è una comunità che non ha paura di mescolarsi e di prendere anche dall’estero il meglio che trova. Questa chiesa, aperta in entrata, si mostra altrettanto aperta in di Angelo Fracchia, biblista COSÌ STA SCRITTO ♦ Atti degli Apostoli una chiesa in uscita MC R uscita, perché dall’ascolto della preghiera ricava la percezione (ispirazione dello Spirito: At 13,2) di dover inviare per la prima volta qualcuno in una missione di evangelizzazione, e come re- sponsabili scelgono non quelli di cui vogliono liberarsi, ma pro- prio due dei cinque capi, più un aiutante (At 13,5). E i due capi scelti (Barnaba e Saulo) sono proprio quelli che hanno avuto un ruolo fondamentale nell’ini- zio della comunità. A Cipro, AlCune sorprese L’idea di una missione evange- lizzatrice è tutt’altro che scon- tata. L’ebraismo, da cui i cristiani 30 aprile 2020 MC
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