Missioni Consolata - Aprile 2020
spedale di Wamba dove una suora mi ha detto: “Queste sono le medicine da darle, se le pren- derà, starà bene”. Allora l’ho ri- portata al suo villaggio e ho chie- sto al catechista di dare tutti i giorni la pastiglia alla ragazza. Dopo un anno non aveva più crisi epilettiche. La gente del suo villaggio però mi ha detto: “Que- sta ragazza che hai portato via e guarito, non troverà un marito. Nessuno ha il coraggio di avere una relazione con lei, chissà che non ci sia un rimasuglio del de- monio”. E mi hanno detto: “Fai come se fosse tua”. Per gli an- ziani era diventata mia responsa- bilità. Allora io l’ho mandata al catechismo nel villaggio, e dopo un po’ è stata battezzata». L’ITALIA Dopo l’esperienza nel Samburu, fratel Sandro, nel 1994 è tornato a Nairobi nell’amministrazione. Dopo sei anni, nel 2000, ha rice- vuto la notizia che sua mamma stava male, ed era grave: «Nel 1989 era morto mio papà. Lui era paralizzato, e i miei fratelli ave- vano fatto a turno per assisterlo. Quando si è ammalata mia mamma, una mia sorella mi ha detto. “Ci sono missionari che vengono a casa per assistere i genitori ammalati. Vieni anche tu. Mamma è grave”. Allora ho chiesto di venire in Italia, ma quando sono arrivato, mia mamma è morta dopo due setti- mane. Era il 2001. Quindi sono andato a Roma per chiedere di tornare in Kenya, ma il vice supe- riore mi ha detto: “Ti abbiamo destinato in Italia, e adesso ri- mani in Italia”. Ha chiamato pa- dre Franco Gioda, superiore in Italia in quel momento, e mi hanno mandato ad Alpignano a servizio dei missionari anziani. Gioda mi ha detto: “Se accetti, io in un anno ti rimando in Africa”. Passato l’anno mi sono fatto avanti per chiedere di ripartire, ma Gioda mi ha chiesto: “Per- ché? Non ti trovi bene?”. Poi ha tirato fuori gli Atti degli apostoli… sai com’è Gioda... Alla fine sono stato cinque anni. Fino al 2006». LIBERIA Quando finalmente fratel Sandro è tornato in Africa, non è tornato in Kenya, ma è andato in Liberia, paese appena uscito da 14 anni di guerra civile. «Padre Stefano Camerlengo mi ha proposto di andare nel lebbrosario di Ganta, sul confine con la Guinea Co- nakry, per aiutare le suore della Consolata. Se dovessi dire dove mi sono trovato meglio in missione, ri- sponderei a Morijo tra i Samburu e a Ganta tra i lebbrosi. Tra i due, comunque, sceglierei la Liberia. Mi occupavo della manutenzione del lebbrosario, ma tutti i giorni facevo il giro dei malati. Con loro mi sono trovato bene. Subito dopo la guerra erano una qua- rantina, dopo un po’ sono arrivati a 250. In Liberia quell’ospedale era un punto di riferimento. Veni- vano anche dalla capitale. Tra i lebbrosi mi sentivo voluto bene. Quando ho detto che sarei andato via, volevano costruirmi una casetta per quando sarei tornato a trovarli». IN TANZANIA In Liberia, fratel Sandro si era abituato a stare da solo. «Quando sono venuti a dirmi che dovevo tornare in comunità, ho detto: “Guardate che ho 60 anni, mio fratello, che è più giovane di me, è andato in pensione quest’anno, non pensate che possa fare chissà che cosa”. Mi hanno risposto: “Va bene, per la tua pensione vai in Tanzania”». Arrivato nel 2009, fratel Sandro ha fatto due anni e mezzo in pro- cura a Dar es Salaam, dove ha conosciuto Neema e padre Fi- * ITALIA 28 aprile 2020 MC Avevo 23 anni quando sono partito per il Kenya. Ho detto: “Io ci provo”, e ci sto ancora provando. "
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