Missioni Consolata - Aprile 2020

26 aprile 2020 MC domani e aveva il pomeriggio li- bero, mi ha detto: “Andiamo”. Quando siamo arrivati lì non ci siamo detti niente, ma ho visto che anche lui è rimasto colpito. Siamo tornati in procura, ab- biamo cenato assieme, e dopo cena ci siamo seduti fuori. Mi ha detto: “Portamela a Ilula. Ho già del personale che segue gli or- fani. Una in più una in meno...”». Ilula, dove padre Filippo è par- roco da 30 anni, si trova a 450 km da Dar es Salaam. Fratel San- dro si è accordato con lui e gliel’ha portata, «naturalmente insieme alla mamma che è rima- sta lì due giorni, e poi è tornata». FAUSTA LA BIOLOGA Fratel Sandro è felice di parlare di Neema e di padre Filippo: muove le sue grandi mani in ge- sti ampi e accompagna la narra- zione con tutto il corpo, sottoli- neando i passaggi importanti con piccole pause e puntando i suoi occhi nei nostri. Prosegue: «Una delle prime bambine che padre Filippo ha aiutato è stata una certa Fausta, cresciuta in missione. Dato che era brava a scuola, l’ha mandata a studiare biologia a Catania. Quando si è laureata ed è rien- trata in Tanzania, ha detto a pa- dre Filippo: “Tu mi hai aiutata, e io per un anno lavoro gratis per l’orfanotrofio”. Fausta aveva già ricevuto due richieste di lavoro da due università, tra cui quella di Iringa, a 45 km da Ilula. Nel frattempo è arrivata Neema, * ITALIA e Fausta le si è affezionata. In più, poco tempo dopo, Fausta ha saputo che lì a Ilula era morta una mamma durante il parto. Aveva partorito una bambina e il papà non si era fatto vivo. Nes- sun parente. Allora Fausta l’ha presa con sé e l’ha adottata. Oggi Fausta è l’incaricata dell’or- fanotrofio. Intanto, avendo già Neema, hanno iniziato a pren- dere altri bambini con handicap vari, e ora, su 120 ospiti, la metà ha bisogni speciali, alcuni anche con problemi mentali». Neema, nel tempo ha iniziato a mangiare da sola e a parlare. Stando con gli altri, impara molte cose. «Poi ha la sua carrozzina - prosegue fratel Sandro -. Adesso sta dritta e non cade più. E co- mincia anche a scrivere. Padre Filippo prende gli scarti degli altri. Quando c’è qualcuno che non trova posto da nessuna parte, come Neema, da padre Fi- lippo trova accoglienza». VIENI E VEDI Fratel Sandro è arrivato in Africa nel 1973, a 23 anni. La profes- sione perpetua l’ha fatta a fine ‘74, ma la prima professione temporanea l’aveva fatta nel ‘68, appena diciannovenne. Gli chiediamo quando ha sentito la chiamata a diventare fratello missionario. «Io non ho sentito nessuna chia- mata - ci dice lui, forse un po’ di- vertito dall’idea di darci una ri- sposta poco convenzionale -. Quando ero piccolo, il parroco mi ha chiesto più di una volta di fare il chierichetto, e io mi sono sempre rifiutato. I miei erano molto religiosi, mio papà era pre- sidente dell’Azione cattolica del mio paese e durante l’estate mi mandava all’oratorio feriale. Il prete addetto all’oratorio chia- mava tutti gli anni un missionario della Consolata dalla casa di Be- vera (Lecco). L’estate prima di iniziare le medie è venuto padre Ugo Benozzo, che ci raccontava storie di missione e ci faceva ve- dere film. Un giorno mi ha chie- sto: “Ti piacerebbe essere mis- sionario?”. Io non ci avevo mai pensato, ma in quel momento dovevo dire sì o no. Mi sembrava che se gli avessi detto di no l’a- vrei offeso, allora ho detto di sì. Ho pensato: “Tanto questo non lo vedo più…”. Solo che dopo un mese è tornato in paese e mi ha cercato. Allora io ho cominciato a oppormi: “Ma no, io missiona- rio!”. Lui mi ha detto: “Guarda, vieni e vedi…”, io alla fine sono andato, e sono ancora qui». " Il fratello trova un esempio per sé nella vita di Gesù. Il fratello è quello che si mette al servizio degli altri. Pagina precedente: fratel Sandro con Neema. Qui: Neema nell’orfano trofio di padre Filippo Mammano, circondata dagli amici e dalle per sone che si prendono cura di lei. A destra: fratel Sandro con un Maasai del Tanza nia. * * *

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