Missioni Consolata - Marzo 2020

I l 25 novembre 1960, a Santo Domingo, capitale della Repubblica Dominicana, nell’isola di Hispaniola, le tre sorelle Mirabal (Patria, Minerva e Maria Teresa) furono seviziate, violentate e uccise a bastonate su preciso man- dato del dittatore Rafael Leónidas Trujillo. Quell’episodio in- nescò l’inizio della fine di uno fra i regimi più dispotici del- l’America Latina. Il loro brutale assassinio risvegliò l’indigna- zione popolare che avrebbe portato, l’anno seguente, all’as- sassinio di Trujillo e alla fine della dittatura. Il 17 dicembre 1999 l’Assemblea generale delle Nazioni unite, con la risoluzione 54/134, ha dichiarato, in loro memoria, che il 25 novembre di ogni anno sia celebrata in tutte le nazioni la «Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne». La militanza sociale e politica delle tre sorelle Mirabal era ini- ziata quando Minerva, la più intellettuale delle tre, il 13 otto- bre 1949, durante la festa di san Cristobal, organizzata dal dit- tatore per le classi sociali più in vista, aveva osato sfidarlo apertamente in un dibattito pubblico, sostenendo le proprie idee democratiche. Quella data segnò l’inizio delle rappresa- glie contro Minerva e tutta la sua famiglia, con periodi di de- tenzione in carcere per il padre e la progressiva confisca di tutti i loro beni. 50. Le sorelleMirabal ( e laGiornata contro la violenza sulle donne) Carissima Patria, comin- ciamo con le presentazioni. I nostri nomi per esteso sono: Aida Patria Mercedes nata nel 1924, Maria Argentina Minerva del 1926 e Antonia Maria Te- resa, nata nel 1935. Nascemmo tutte e tre da una famiglia bene- stante, i Mirabal Reyes, a Ojo de Agua nella provincia di Salcedo della Repubblica Dominicana. C’era anche una quarta sorella (in realtà la seconda perché nata nel 1925): Bélgica Adela, detta Dede, che, pur simpatiz- zando con noi, non partecipò alle nostre attività, e dopo la no- stra uccisione si prese cura dei nostri figli. Nella vostra famiglia fin da piccole si respirava aria di dialogo e libertà e foste educate nel rispetto dei diritti umani. La nostra era una famiglia di contadini relativamente ricchi. Questo ci permise di ricevere una buona educazione, prima in una scuola gestita da suore poi studiando all’università. L’esem- pio dei nostri genitori ci spinse a un coinvolgimento sempre più personale contro la dittatura che si era imposta nel nostro paese e che sentivamo sempre più pesante. A mano a mano che crescevamo aumentava in di Mario Bandera 68 MC MC R 4 chiacchiere con ... INTERVISTE IMPOSSIBILI CON «I PERDENTI»

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