Missioni Consolata - Marzo 2020

In alto: il gesuita Georges Lemaître, matematico e cosmologo, teorico del Big Bang. | In alto a destra: Galileo Galilei in un ritratto di Justus Sustermans (1636).| Qui: una pagina della Genesi. * 52 marzo 2020 MC * MONDO dell’Apollo 8 nel 1968 i tre astro- nauti, Frank Borman, Jim Lowell e William Anders, lessero un passo della Bibbia tratto dalla Genesi. Era la vigilia del Natale e William Anders inviò un messag- gio dicendo: «A tutte le persone sulla Terra, l’equipaggio dell’A- pollo 8 ha un messaggio che vorrebbe inviarvi», leggendo, im- mediatamente dopo, dei passi biblici alternandosi con i suoi compagni di viaggio (Genesi 1, 1- 4; Genesi 1, 5-8; Genesi 1, 9-10). Lo stesso Borman, comandante della missione concluse il mes- saggio dicendo: «Dall’equipag- gio dell’Apollo 8 vi auguriamo una buona notte, buona fortuna, un felice Natale e che Dio vi be- nedica tutti, tutti quanti sulla Terra». La lettura della Bibbia scatenò una polemica guidata da Madalyn Murray O’Hair, fonda- trice e presidentessa dell’Asso- ciazione degli ateisti americani, secondo cui i tre astronauti avrebbero violato il primo emen- damento della costituzione sta- tunitense che recita: «Il Con- come teoria pseudo-scientifica e idealistica. Uno dei motivi principali di que- sta emarginazione era anche il fatto che il principale teorico del Big Bang fu il belga Georges Le- maître (1894-1966), il quale, oltre che essere matematico e co- smologo, era anche un gesuita. L’opposizione di Stalin al Big Bang si scontrava dogmatica- mente anche al sostegno dato da papa Pio XI alla teoria della cosmologia relativistica. In realtà Lemaître non concepì mai il Big Bang come una crea- zione, e fu sempre molto attento nel distinguere «principio» e «creazione» del mondo. Se- condo Lemaître, il modello del Big Bang «resta del tutto lontano da ogni questione metafisica o religiosa (e) lascia il materialista libero di negare qualsiasi Essere trascendente». Pressoché tutti i fisici condividono la frase del ge- suita belga sostenendo che, per spiegare la cosmologia del Big Bang, non è necessaria l’idea di un creatore e dal 1951 anche i papi non hanno mai usato il Big Bang per esprimere la scientifica dimostrazione dell’esistenza di Dio. LA NASA E LA BIBBIA La stessa Nasa oggi è estrema- mente cauta nel mischiare, an- che involontariamente, la reli- gione nelle sue imprese spaziali. Già durante il viaggio spaziale " Il Big Bang resta lontano da ogni questione metafisica o religiosa Questa ammissione avrebbe dato alla Chiesa la possibilità di salvare capra e cavoli rimanendo ancorata al famoso versetto bi- blico («E il sole si fermò e la luna rimase al suo posto», Giosuè 10,12-13), ma al tempo stesso avrebbe potuto ammettere l’ipo- tesi che la Terra girasse attorno al Sole. Contro Bellarmino e a fa- vore di Galileo si era posto il car- dinale Barberini. Del resto 97 anni prima, un altro astronomo, Copernico (1473- 1543), aveva pubblicato il De Re- volutionibus (1536), avendo però l’accortezza di far scrivere una prefazione al furbo ecclesiastico Andreas Osiander il quale, ben sapendo quanto gli aristotelici fossero potenti all’interno della Chiesa cattolica scrisse che «Non è affatto necessario che queste ipotesi siano vere, e nep- pure che siano verosimili: piutto- sto, è sufficiente una sola cosa: che diano luogo a calcoli che concordano con le osserva- zioni». Il risultato fu che le tesi eliocen- triche di Copernico furono accet- tate senza grossi problemi (al- meno da parte cattolica; i lute- rani furono meno indulgenti), mentre Galileo venne condan- nato. I GESUITI E IL BIG BANG Nel corso dei secoli il dialogo scienza-religione si è sviluppato tra collaborazioni e incompren- sioni anche all’interno di cornici ideologiche. Il Big Bang, ad esempio, non fu accettato dall’intellighenzia so- vietica e stalinista degli anni Trenta-Quaranta in quanto teo- rizzava una creazione che, a pa- rere degli inesperti tutori ideolo- gici, assomigliava troppo alla Ge- nesi biblica venendo bollato

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