Missioni Consolata - Marzo 2020
zione, le temperature elevate, superiori alla media, dovute agli effetti del cambiamento cli- matico e una gestione insostenibile delle falde, sfruttate oltre misura fino all’esaurimento dei pozzi di irrigazione. Quando raccogliemmo un’intervista a Moham- med Saha, ventisette anni, venditore di bibite nel quartiere di Hamra, [...] Beirut, [...], era il 2013 e ancora non si era confermato scientificamente il legame tra acqua e conflitto siriano. Oggi [...] emerge come per anni si sia trascurato il ruolo dell’oro blu in questo grave conflitto: «Non c’era più acqua e così abbiamo iniziato a spostarci dalle zone agricole verso la città», racconta Mo- hammed. «La mia odissea è iniziata prima della guerra, con la prima siccità del 2006-2007. Vi- vevo in un piccolo villaggio vicino all’Eufrate, ri- convertito dalle riforme di Assad sull’estensione delle aree agricole e la conversione da aree pa- storali. Nel 2007 l’acqua era talmente poca che nemmeno spingendo le pompe al massimo si riusciva a tirare fuori qualcosa. Dovevamo por- tarla con le cisterne dal fiume, dilapidando tutti i nostri averi, mentre il sole divorava il raccolto. Così, con la famiglia, ci siamo spostati ad Aleppo e poi con l’inizio della guerra qua a Beirut». Con l’aggravarsi della situazione, l’acqua in Siria è passata a essere da una delle varie cause con- catenate del conflitto a una delle principali armi per indebolire le fazioni ribelli. Nella lotta per il controllo del territorio tra le milizie antigoverna- tive, gruppi terroristici come Isis e al-Nusra e l’esercito di Bashar al-Assad, l’acqua è diventata il primo obiettivo infrastrutturale militare. Pe- sano le parole di Noosheen Mogadam, analista del Norwegian refugee council , secondo cui «la distruzione delle infrastrutture idriche e i fre- quenti black out hanno ridotto del 50% l’accesso ad acqua non contaminata». Decine di pozzi, dighe, depuratori sono diventati target, sia per ri- belli che per forze governative. La città più col- pita è stata Aleppo, dove la quasi totalità della popolazione a fine 2017 faticava ancora ad acce- dere all’acqua, dovendo contare sulle organizza- zioni non governative per ristabilire una rete idrica affidabile. A ottobre 2017 nell’area metro- politana del secondo centro urbano della Siria vivevano oltre 686mila persone con accesso limi- tato all’acqua per igiene e sostentamento di base. La conseguenza di questa carenza di ser- vizi? Decine di morti per la diarrea dilagante. Allo Qui: Palestina. Bambina beduina. Le comunità nomadi palestinesi spesso non hanno accesso all’acqua. Acque e ladri MC marzo 2020 47
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