Missioni Consolata - Marzo 2020
nomeni sociali, ambientali ed economici legati ad acqua e clima, in Italia e nel mondo, usando giornalismo e pubblicazioni come, ad esempio, il libro Water grabbing (edito dall’Emi nel 2018) e L’Atlante geopolitico dell’acqua (Hoepli, 2019), di cui proponiamo alcuni estratti in queste pagine. Le mega dighe e i padroni del Mekong Uno dei principali dispositivi di controllo delle ri- sorse idriche nel mondo è l’impiego delle mega dighe: quella delle Tre Gole in Cina ha compor- tato il trasferimento forzato di 1,2 milioni di per- sone; la Gibe III in Etiopia sta colpendo gli equilibri geosociali della popolazione della re- gione dell’Oromia (400mila persone interessate); la Merowe in Sudan ha intaccato lo status di 50mila persone, senza alcun indennizzo econo- mico. Uno dei bacini idrici più importanti e anche più colpiti dal fenomeno del water grabbing al mondo è quello del fiume Mekong, in Indocina, dove la costruzione di decine di dighe sta modifi- cando la vita di milioni di persone, in particolare nel delta. Siamo andati a raccogliere informazioni su una di queste, la diga Xayaburi, la prima costruita in Laos sul Mekong nella zona Nord occidentale del paese, e l’accoglienza non è stata tra le più calorose: guardie armate ci hanno impedito di arrivarvi, sia in auto che a piedi. Abbiamo potuto intravedere dall’alto della montagna solo l’ansa del colosso completato a fine novembre 2019. Pesca, agricoltura, turismo in secca Costruita da un’azienda di Bangkok, la Ck Power Pcl, la diga Xayaburi venderà il 95% dell’energia prodotta a utenti thailandesi, fuori dai confini del Laos. Quello che le popolazioni di questi territori non si aspettavano, però, era che la mega diga potesse avere un impatto sul corso del fiume così forte come quello che osservano oggi. Duecento chilometri più a Sud, infatti, dove il Mekong scorre per un lungo tratto sul confine tra Laos e Thailandia, le ultime foto satellitari disponibili indicano una fortissima riduzione del regime fluviale. Nei villaggi di pescatori thai, la secca arriva fino a 30-40 metri dalla riva. Le barche sono incagliate nel fango. È una situazione che interessa tutto il fiume fino alla Cambogia e che ha fatto esplodere la rabbia dei pescatori thailandesi portandoli in piazza, mentre in Laos le manifestazioni sono state represse dal regime di Bounnhang Vorachith. Oltre alla riduzione della portata del fiume, infatti, si starebbe verificando una diminuzione della quantità di pesce disponibile. «Sessanta ssier 38 marzo 2020 Acqua in bottiglia «S alve, cosa desidera da bere?», è la domanda che ci sentiamo ri- volgere al bar in pausa pranzo, o la sera in pizzeria. La risposta più comune è «acqua», sia essa liscia o gassata. Un gesto semplice, ed ecco che la nostra sete viene placata grazie a una bottiglietta in plastica o vetro. Il nostro bisogno primario viene così soddisfatto. Quando si chiede l’acqua del rubinetto, troppo spesso si riceve un rifiuto, oppure si viene trattati con sufficienza. Questo per- ché i bar hanno contratti quinquennali con i fornitori o perché le bevande sono un margine di guadagno importante. Un mercato in crescita Il valore dell’acqua in bottiglia a livello mondiale nel 2019 ha quasi raggiunto i 250 miliardi di euro. Cresce ogni anno di una percentuale a due cifre, con i mercati occidentali a farla da padroni. Sono miliardi buttati dai consumatori, poi- ché la qualità dell’acqua del rubinetto è spesso più alta di quella imbottigliata. In ogni caso è un fenomeno che sta pren- dendo piede in Asia e Sud America, dove bere acqua in bottiglia è cool, trendy, serve Sopra : Tram Chim, Vietnam. Pescatore sul fiume Mekogn, minacciato da 124 dighe. © Thomas Cristofoletti
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=