Missioni Consolata - Marzo 2020

lità. Per scienziati e cittadini, la questione della quantità non era ancora allarmante. Oggi però, la sicurezza dell’acqua «facile» viene meno. Ci siamo finalmente resi conto che la fonte vitale data per scontata e inesauribile, in realtà è scarsa in numerose regioni del pianeta. I volumi d’acqua disponibili per ogni abitante della Terra diminuiscono di anno in anno, men- tre la richiesta pro capite aumenta. Secondo le Nazioni Unite, entro il 2030 il 47% della popolazione mondiale vivrà in aree a ele- vato stress idrico. Il cambiamento climatico, le frequenti siccità, lo scioglimento dei ghiacciai, erodono le preziose riserve d’acqua dolce. La crescita della popola- zione, l’impennata dei consumi e della produ- zione alimentare, l’industria e il bisogno continuo di energia (da petrolio, gas, centrali idroelettriche), richiedono sempre più ingenti ri- sorse idriche. Gli attori politici ed economici più potenti, allora, si muovono per assicurarsele, anche a discapito della sopravvivenza di comunità o intere nazioni, ovviamente le più povere. Ed è qua che ha inizio la corsa all’oro blu. Detta anche, in inglese, water grabbing . Water grabbing Con l’espressione water grabbing , o «accaparra- mento dell’acqua», ci si riferisce a situazioni nelle quali qualcuno prende il controllo di risorse idriche preziose a proprio vantaggio, sottraen- dole a qualcun altro, comunità locali o intere na- zioni, la cui sussistenza si basa su quelle stesse risorse e quegli stessi ecosistemi. La costruzione di mega dighe, la privatizzazione di fonti idriche, l’uso forzato di fiumi e laghi per progetti di agrobusiness su larga scala, l’inquina- mento dell’acqua per ridurre i costi industriali, il controllo delle risorse idriche da parte di forze militari per limitare lo sviluppo di una popola- zione nemica, una minoranza, un’etnia, sono esempi di water grabbing. Gli effetti di questo accaparramento sono sovente devastanti. Da bene comune a bene privato Nel cosiddetto Sud del mondo, ma anche in al- cuni paesi industrializzati, l’acqua si trasforma da bene comune liberamente accessibile a bene pri- vato o controllato da chi detiene il potere. La geografia del water grabbing interessa ampie fasce del pianeta, le zone equatoriali, i grandi bacini idrici dell’Asia, il Medio Oriente, l’America meridionale, l’area mediterranea, le zone deser- tiche dell’America settentrionale e dell’Australia. Per questa ragione un gruppo di ricercatori, gior- nalisti (incluso l’autore di questo dossier, ndr ), fotografi ed esperti, ha creato il Water grabbing observatory , guidato da Marirosa Iannelli, con l’obiettivo di rilevare, analizzare, comunicare fe- Sopra : Sudafrica. Miniera illegale di carbone nel Mpumalanga. Acque e ladri MC marzo 2020 37 © Fausto Podavini

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