Missioni Consolata - Marzo 2020

di dire che gli espulsi annun- ciano Gesù solo ad altri ebrei (At 11,19). A noi può sembrare una preoccupazione eccessiva, ma per quel mondo certe divi- sioni erano barriere insupera- bili. In Cristo «non c’è giudeo né greco, non c’è schiavo né li- bero, non c’è maschio e fem- mina» (Gal 3,28), scrive Paolo, e lo evidenzia in quanto si tratta di una novità inaudita, perché normalmente quelle divisioni erano nettissime. Una pre- ghiera che forse già gli ebrei della fine del II secolo (ma pro- babilmente anche prima) recita- vano al risveglio, diceva: «Be- nedetto tu, Signore, perché non mi hai fatto goi (cioè «non ebreo»), non mi hai fatto schiavo, non mi hai fatto donna». Gesù si era mostrato molto disinvolto nel valorizzare le donne e incontrarsi con loro, e dai vangeli non ci sono indizi per farci pensare che non abbia mai incontrato persone che chiaramente fossero schiave… ma non aveva quasi mai oltre- passato la barriera che lo divi- deva dai non ebrei. È uno dei grandi problemi, forse il più grande, che Luca negli Atti deve presentare e giustificare. E si sta impegnando ad arrivarci poco alla volta. Ha già citato i primi casi (Filippo che battezza samaritani e poi un eunuco etiope) e ha colto Pietro in una situazione estrema (il battesimo di un cen- turione romano: At 10). Nel ca- pitolo 11 sembra quasi che Luca voglia scaricare la responsabi- lità di un passaggio ulteriore su gente che era forestiera e, nella mentalità del tempo, forse un po’ più grezza. «Alcuni, gente di Cipro e di Cirene, cominciarono a parlare anche ai greci...» (At 11,20). Succede semplicemente che ad Antiochia semiti e greci vivano gli uni accanto agli altri. E che alcuni, non del posto, non sapendo bene chi sia ebreo e chi no, cominciano ingenua- mente a parlare di Gesù ai loro vicini di casa, che ne sono affa- scinati. E il vangelo inizia a diffondersi ampiamente anche tra i non ebrei. SI CORRE AI RIPARI A Gerusalemme vengono a sa- pere che ad Antiochia sta suc- cedendo qualcosa di strano e, come avevano già fatto per l’an- nuncio del vangelo tra i samari- tani (Atti 8,14), mandano qual- cuno a controllare (e chissà, forse, nel caso, a castigare). Per questo, incaricano quello stesso Barnaba che era già stato in- viato in Samaria. Dobbiamo fermarci un attimo per capire la preoccupazione del gruppo dirigente di Gerusa- lemme. Gesù, lo abbiamo già detto, non aveva lasciato inten- dere di dover ampliare l’annun- cio anche ai non ebrei. In più, il momento più importante di ce- lebrazione della fede cristiana è la «frazione del pane» (quella che oggi chiamiamo messa ), che è proprio un banchetto. Ebbene, il mondo ebraico si compattava soprattutto intorno alle norme religiose che tocca- vano il cibo. Mangiare era un atto religioso. E l’atto religioso privilegiato dai cristiani era un pasto. I doveri religiosi si con- centravano, per il cibo, soprat- tutto su un’alimentazione ka- sher , «pura», che richiedeva, tra l’altro, il non mescolarsi con i non ebrei. Come tollerare, quindi, dei non ebrei alla «fra- zione del pane»? Inoltre, se an- che si fosse potuto chiudere un occhio, magari ospitando i non ebrei a casa di ebrei (almeno il cibo sarebbe stato kasher , an- che se in compagnia di persone non accettabili), come fare a spiegare loro che non avreb- bero mai potuto ricambiare l’o- spitalità? È probabile che sem- brasse più semplice ribadire che si poteva essere cristiani solo se ebrei. È con questo dilemma che Bar- naba si presenta ad Antiochia. E, come era già accaduto in Sa- maria, Barnaba arriva, guarda, ascolta, discerne e attesta che vede i frutti dello Spirito e non può fare altro che applaudire a Ciò che si può dedurre sul clima ecclesiale, nonostante Luca tenti di non evidenziarlo troppo, non è simpatico. Come abbiamo già in parte ricordato, l’autore di Atti dice che «scoppiò una vio- lenta persecuzione contro la chiesa di Gerusalemme» tanto che «tutti, ad eccezione degli apostoli, si dispersero nelle re- gioni della Giudea e della Sama- ria» (At 8,1). È un passaggio quanto meno strano: se voglio colpire un gruppo, la prima delle misure da prendere è punirne i capi che, tra l’altro, sono ben noti al sinedrio, che li ha già convocati due volte (At 4,1-21; 5,17-42). Perché questa volta li lascia stare? Come dicevamo, viene il so- spetto che la persecuzione non tocchi poi davvero tutti i cre- denti in Cristo ma solo quelli di lingua greca, i forestieri . E a questo punto si insinua anche una domanda triste e perfida: perché i dodici non sembrano muovere un dito per difendere i cristiani ellenisti o per condivi- derne la sorte? Uno degli aspetti della chiesa delle origini, che Luca dissimula ma ci lascia intravedere, è che non si tratta di una chiesa per- fetta. È una chiesa i cui respon- sabili in fondo condividono i pregiudizi del loro contesto reli- gioso e culturale, o almeno non riescono a ribellarvisi. Verrebbe da dire che questa chiesa, lungi dall’essere ideale, assomiglia molto anche alla nostra. Oggi come allora l’adesione a Cristo non trasforma il nostro sguardo come dovrebbe. Ebbene, Luca fa notare che persino in questa situazione discutibile, lo Spirito è all’opera, e può scrivere dritto su righe storte. Anzi, è proprio ciò che fa. ANNUNCIO SCANDALOSO Da Gerusalemme, quindi, parte un certo numero di ebrei cri- stiani di lingua greca, che tor- nano verosimilmente nei luoghi da cui sono venuti. E una volta tornati là ovviamente raccon- tano a chi incontrano la grande novità che ha cambiato la loro vita. Luca, in verità, si premura MC R 33 Marzo 2020 MC

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