Missioni Consolata - Marzo 2020

Quando Louay arriva in paese, la piazza della chiesa è quasi de- serta. Qua e là qualche ragazzo come lui cerca la connessione internet. Quando Whatsapp co- mincia a funzionare, Louay chiama suo padre e gli dice che il viaggio è andato bene. Dall’al- tra parte dello schermo un uomo sorridente lo saluta felice. «Adesso devo capire come arri- vare in Francia - dice Louay -. Ci sentiamo dopo». Poi si dirige verso il porto e cerca di com- prare un biglietto del traghetto per Porto Empedocle. Un impie- gato della biglietteria gli chiede i documenti. Lui non li ha e quindi non riesce nel suo intento. A poco servono i soldi per pagare. «No, non ho i documenti con me - ci spiega Louay -. Noi usiamo la parola harga per dire che viag- geremo verso l’Europa in barca, attraverso il Mediterraneo. Harga deriva dalla parola araba che significa “bruciare”. In que- sto caso, bruciare i documenti, perché non vogliamo essere ri- conosciuti. Per noi tunisini non ci sono molte speranze di avere un permesso di soggiorno in Italia, quindi è molto meglio non avere nessun documento di identità con noi». Il decreto interministeriale del ministero degli Affari esteri del 4 ottobre 2019, emanato di con- certo con il ministero dell’Interno e il ministero della Giustizia, an- che detto decreto Di Maio, stabi- lisce che la Tunisia può essere considerata un paese sicuro, per cui le persone originarie di quello stato, senza un regolare visto, possono essere rimpa- triate in pochi giorni, se non di- mostrano di aver subito una per- secuzione personale nel paese di partenza. Louay, come molti dei suoi connazionali, scappa da un salario misero, dalla carenza di opportunità lavorative, e ha il sogno di vivere in Europa. Tutta- via, non esistono possibilità di accedere a un visto lavorativo se non si ha un contatto diretto con il datore di lavoro nel paese di destinazione. Per Louay non c’era un’alternativa di viaggio, senza visto. L’unica possibilità era bruciare i documenti e pro- vare ad attraversare la frontiera in un altro modo. INVASIONE DI TURISTI Nelle strade di Lampedusa a ini- zio ottobre ci sono più turisti che migranti. «Lampedusa non è per niente collassata a causa dei mi- granti - ci spiega Nino Taranto, il direttore dell’Archivio storico del paese -. Spesso i giornalisti confondono l’isola con il suo hot- spot. Se il centro di prima acco- glienza è sovraffollato, non signi- fica che lo sia l’isola. Lampedusa non è il suo hotspot». Negli anni, si è radicata la narra- zione che l’Italia sia invasa dai migranti partiti dal Nord Africa e che Lampedusa, una delle sue frontiere, sia sprofondata sotto il peso della responsabilità di ac- cogliere tutti. «Si tratta di un im- maginario che si è costruito nel 2011, quando sull’isola sono co- minciate ad arrivare le persone in fuga dagli scontri prodotti du- rante la cosiddetta Primavera araba. Oggi le cose non stanno più così - continua Taranto». Delle 11.741 persone arrivate in Italia nel 2019 attraverso la rotta * ITALIA 26 marzo 2020 MC " Il viaggio da Sfax è durato 36 ore. Ce l’abbiamo fatta. Ora però devo andarmene da qui

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