Missioni Consolata - Marzo 2020
mano. «Molte case sono state bruciate e scontri armati conti- nuano ogni giorno - ci racconta una fonte locale che vuole rima- nere anonima -. Alcune persone sono rimaste uccise. Le pattu- glie di polizia spaventano la po- polazione, soprattutto gli anziani che non hanno mai vissuto una simile atmosfera di tensione». L’economia e la vita sociale delle regioni anglofone sono bloccate. «I continui scontri - prosegue la fonte - rendono im- possibili le attività della società civile. Anche in campo econo- mico le difficoltà sono crescenti da quando la maggior parte delle imprese ha cessato di operare in loco. Le due province vivono di agricoltura, ma anche coltivare i campi è complicato. Molti contadini sono stati uccisi mentre lavoravano». Nel mirino è entrata anche la Chiesa cattolica. «Negli ultimi mesi si sono registrati molti rapi- menti di sacerdoti - continua la nostra fonte -. Ciò ha costretto Andrew Nkea Fuanya, il ve- scovo di Mamfe, a chiudere tre parrocchie nella sua diocesi. George Nkuo, vescovo di Kumbo, è stato rapito. Non solo le autorità religiose, ma anche i civili vengono rapiti quotidiana- mente per essere liberati dietro riscatto. Detto questo, va ag- giunto che gran parte della po- polazione preferisce i miliziani alla polizia. I vescovi chiedono che si apra un dialogo inclusivo attraverso il quale le parti si con- frontino senza pregiudizi. Di fronte alle costanti minacce, so- prattutto da parte dei separati- sti, la Chiesa cattolica cerca di avvicinare i ragazzi per educarli ai valori della vita». STATO FEDERALE? Di fronte a questa crisi, la comu- nità internazionale non è rimasta immobile. A gennaio 2019, gli Stati Uniti hanno diminuito gli aiuti militari al Camerun facendo riferimento alle gravi violazioni dei diritti umani perpetrate nelle regioni anglofone. A maggio, sempre gli Usa, hanno promosso il primo vertice del Consiglio di sicurezza dell’Onu incentrato sul Differenza linguistica | Colonialismo | Conflitto | Petrolio | Federalismo MC A 21 marzo 2020 MC © AFP/ Marco Longari petroliferi nella penisola di Bakassi e la vittoria della disputa con la Nigeria ha inasprito ulte- riormente le tensioni latenti tra le regioni di lingua inglese e il go- verno centrale. Yaoundé ha in- fatti affidato lo sfruttamento dei giacimenti a grandi multinazio- nali, in particolare Perenco (an- glo-francese), Total (francese), Shell (anglo-olandese) e Exxon- Mobile (statunitense), ma i profitti non sono stati equamente redi- stribuiti tra la popolazione. Anzi, la presenza di queste abbon- danti riserve di idrocarburi hanno reso ancora più strin- gente il controllo di Yaoundé su quelle regioni. Anche perché l’e- conomia del Camerun dipende in larga parte dall’attività estrat- tiva, che rappresenta il 40% del Pil nazionale. REGIONI IN FIAMME La scintilla che porta all’incendio scoppia nel 2016. Nelle due re- gioni anglofone, gli insegnanti e gli avvocati organizzano scioperi e manifestazioni in strada. Prote- stano contro l’invio di giudici e insegnanti francofoni che, a loro dire, non avrebbero la prepara- zione adeguata per gestire i pro- cessi secondo la common law (il diritto consuetudinario di matrice britannica in vigore nelle due re- gioni) e non sarebbero in grado di seguire i programmi scolastici incentrati sulla lingua inglese. In un primo momento, il governo di Yaoundé si mostra disponibile a negoziare, ma poi il numero dei manifestanti aumenta progressi- vamente e le loro richieste si fanno più ambiziose, fino a invo- care una maggiore autonomia per le due regioni. Di fronte a queste richieste, già da tempo avanzate dai nazionalisti an- glofoni, il governo reagisce. Nelle due regioni anglofone ven- gono inviati reparti delle forze ar- mate e rinforzi delle forze dell’or- dine. I militari e gli agenti usano la violenza e ricorrono agli arre- sti di massa. La situazione dege- nera rapidamente. Come spesso accade in queste situazioni, la violenza chiama violenza. In seno ai gruppi separatisti, na- scono formazioni armate che non solo reagiscono duramente alla repressione, ma si spingono, nel settembre 2017, a chiedere la secessione dal Camerun delle regioni anglofone, e la nascita dello Stato indipendente di Am- bazonia (da Ambas Bay, la re- gione a Ovest della baia del fiume Mungo). Questi gruppi non sono più composti da compas- sati avvocati e insegnanti, ma da milizie bellicose che, secondo l’ International Crisis Group , con- tano tra i due e i quattromila combattenti. Negli scontri sia le forze separatiste sia i militari commettono atrocità soprattutto nei confronti dei civili. VIOLENZA CONTINUA A tre anni dall’inizio delle ten- sioni, le violenze non si fer-
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