Missioni Consolata - Marzo 2020
MC A Quelli che partono mantengono una relazione molto stretta con chi resta. Inoltre, molti viaggiano e poi tornano e c’è un cambio con chi riparte. Por- tano in Venezuela vestiti, medicine, cibo, e ripar- tono con artigianato da vendere. Così continua il flusso bidirezionale. Lo stesso sistema usato nel loro paese». I Warao e gli altri popoli indigeni Una questione importante è la relazione dei Warao con gli indigeni brasiliani, in particolare a Roraima, dove costituiscono la maggior parte della popola- zione. «Sono passati cinque anni e non è cambiato molto nella relazione con gli altri popoli indigeni. Inizialmente Macuxi, Wapixana e gli altri non co- noscevano i Warao. Diversamente da quanto ac- cade per i Pemon, che hanno “parenti” a Roraima, perché sono della zona frontaliera. Quella con i Wa- rao è una relazione in costruzione». La professoressa parla della situazione dei Warao a Roraima. «Il problema sono gli abrigos . Sono affol- lati, c’è molta precarietà, si tenta di non fare uscire le donne con bambini, perché non si vuole che va- dano in strada». In Brasile è vietato mendicare con un minore, e si rischia che venga tolta la tutela. Per i Warao, però, si tratta di una pratica normale, an- che perché le mamme non lasciano mai i propri fi- gli. Inoltre per una Warao, chiedere soldi a un in- crocio è un po’ come raccogliere la frutta da un al- bero ( cfr. Cecilia Lafée-Werner Wilbert, La mujer Warao , 2008). «Tenendo le donne all’interno dell’ a - brigo , si limita molto il loro modo di vivere. Se si Qui sopra: una selva di amache sotto un tendone del campo di Pintolandia. | A sinistra: l’antropologa Elaine Moreira ( a destra ) a colloquio con una collaboratrice dell’Oim nel campo autogestito di Ka Ubanoko. * 17 MaRZO 2020 MC © Marco Bello decide di accogliere gli indigeni si assume una re- sponsabilità rispetto ai loro diritti, che sono quelli dei migranti, ma anche degli indigeni, portatori di proprie specificità». Dal 2018, con la Operação Acolhida , la responsabilità degli abrigos in Roraima è passata all’esercito brasi- liano. «L’esercito ha creato diversi abrigos e raffor- zato la gestione della frontiera. È aumentata l’effi- cienza. Anche l’Acnur ha migliorato il sistema di accoglienza. Ma i Warao hanno esperienza non sempre pacifica con l’esercito in Venezuela, per cui la presenza dei militari li intimorisce. L’ abrigo offre la garanzia dell’alimentazione, però si limita a que- sto». E questa crisi umanitaria quanto durerà? «La mia impressione è che continuerà per molti anni. Dob- biamo essere preparati». Marco Bello - Paolo Moiola (*) Elaine Moreira, Os Warao no Brasil em cenas: “o estrangeiro...” , in «Périplos: Revista de Estudos sobre Migrações», vol 2 - n. 2. La crisi umanitaria durerà molti anni. Dobbiamo essere preparati. "
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