Missioni Consolata - Marzo 2020

loro la possibilità di una vita de- gna. L’istruzione è una cosa fon- damentale. Abbiamo cercato qui, ma dicono che non c’è posto. Così sono pochi i warao che rie- scono ad andare a scuola». Donna, cacique, sorella, mamma. Chiediamo a Katerine cosa so- gna per sé: «Vorrei lavorare, per- ché voglio andare avanti. Non voglio sempre dipendere da qualcuno. Essere indipendente, avere qualcosa di stabile, qual- cosa di degno, una casa, ad esempio. Poi, se la situazione mi- gliorerà, vorrei tornare in Vene- zuela». TRA CIBO E LIBERTÀ Luis Ventura, responsabile del Consiglio indigenista missiona- rio (Cimi), del coordinamento re- gione Nord I, ci spiega le diffi- coltà: «A partire dal 2017 la mi- sura principale dello stato per i migranti è stata quella dell’ a - brigo . Sistema caratterizzato da una grande rigidità, a livello am- ministrativo. Ciò impedisce il movimento dei Warao e il libero accesso degli stessi a relazioni rin, 24 anni. Forse per questo suo atteggiamento è stata eletta cacique, unica donna tra otto uo- mini. «Prima di me i cacique erano solo uomini. Mi sono detta: perché non può farlo una donna? Siamo capaci, forti. Pur non avendo un’esperienza spe- cifica, le persone mi hanno eletto. Organizzare la comunità, all’inizio è stato difficile. La gente però mi ha appoggiato e conti- nua ad aiutarmi. Tutti insieme possiamo cambiare per il benes- sere collettivo. Il mio lavoro è dare voce alle molte preoccupa- zioni delle persone; io raccolgo le informazioni e le porto al coor- dinamento, che è in mano alla Fraternità, per cercare una solu- zione ai problemi». Katerine è qui con due fratellini di undici e dodici anni. Racconta: «Nostra mamma è morta l’anno scorso. Il papà è in Venezuela, ma si è trovato un’altra donna. Sono rimasta responsabile dei due fratellini. Sto cercando loro un posto per andare alla scuola statale: io voglio che studino. È qualcosa di importante per dar con entità come il Cimi e altre della società civile. Il fatto che l’accesso agli abrigo sia molto controllato, è una difficoltà che ci ha impedito di avere una rela- zione fluida con loro. Per noi sa- rebbe importante capire se le loro modalità di organizzazione sono rispettate, i loro desideri e necessità ascoltate. Nel 2018, i Warao vennero al Cimi per denunciare una serie di situazioni che si verificavano nell’ abrigo , e tentammo di avere una relazione con le en- tità che in quel momento sta- vano dirigendo Pintolandia, ma non fu possibile. Iniziammo a in- tervenire come facciamo quando i diritti fondamentali non sono rispettati, pure da parte dello stato, ovvero appel- landoci ai meccanismi demo- cratici di garanzia che il sistema brasiliano mette a disposi- zione». Gli operatori del Cimi hanno diffi- coltà a incontrare gli ospiti di Pin- tolandia e devono farlo all’e- sterno dell’ abrigo , quasi di na- scosto. «Molti di essi - ricorda © Paolo Moiola Sopra: la giovanissima Maglennis con la figlioletta Angelina, ospiti di Pintolandia. | A destra: un cartello all’entrata del rifugio elenca le regole dell’abrigo. | In basso: una donna warao di Pintolandia impegnata in un lavoro d’artigianato. * MC A © Paolo Moiola 15 MaRZO 2020 MC

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