Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2020
prono all’interno della chiesa lo- cale, come suggerisce padre En- rico Uggè, missionario del Pime in Amazzonia: «Non si tratta di “supplenze”. Il futuro di una chiesa che rimane e cresce passa per il cuore di queste donne. E laggiù in Vaticano do- vrebbero considerare anche loro e tenere conto del ruolo centrale che oggi svolgono nella chiesa amazzonica». Da leggere la prefazione del cardinale Cláu- dio Hummes, relatore speciale al Sinodo panamazzonico. pire che l’indio oggi possa an- dare al college, che sia dottore, avvocato, insegnante. L’indio sa che cosa vuole. Vogliamo es- sere noi stessi e mantenere viva la nostra cultura per le genera- zioni future». Sono vittime dell’estrattivismo e di quel «capitalismo rapace» e «usa e getta» che «produce scarti», come più volte denun- ciato da papa Francesco. Sono rappresentanti di una con- dizione femminile che si rispec- chia anche nel ruolo che rico- librarsi mantenimento del delicato equi- librio ecologico del loro territo- rio. Figure fiere e forti, sono suore, contadine, leader indi- gene come Nemo, del popolo degli Waorani, che lotta contro i «rapinatori della terra» che inqui- nano il territorio con l’estrazione del petrolio. O come Marcivana Sateré Mawé, leader del Copime ( Coordinação dos povos indíge- nas ), che ci ricorda che, oltre alle multinazionali, sono in primis i pregiudizi a dover essere estir- pati: «La gente non può conce- * Donne crocifisse «Qualsiasi forma di prostituzione è una riduzione in schiavitù, un atto criminale, un vizio schifoso». Pesano come macigni le parole di papa Francesco nella sua prefa- zione al volume di don Aldo Buonaiuto, «Donne crocifisse. La vergogna della tratta raccontata dalla strada», uscito per Rubbettino. Buonaiuto, sacerdote, membro della Comunità Papa Giovanni XXIII, esorcista, da anni in prima linea contro lo sfrutta- mento, ha voluto raccogliere nel libro le numerose storie di quelle «sorelline» - come le chiamava il fondatore della Comunità, don Oreste Benzi - che ha incontrato sulle strade nel corso degli anni. Storie di violenza, di soprusi e di sfrut- tamento raccolte dalla voce delle tante, troppe, ragazze che finiscono costrette sui marcia- piedi delle nostre città. I dati che Buonaiuto cita nella prima parte del volume, un’ac- curata analisi del fenomeno sulla strada e online, sono im- pressionanti: in Italia le schiave del sesso sono circa 120mila, il 37% delle quali minorenni. Il 36% del totale proviene dalla Nigeria. Un giro d’affari che, a livello globale, si aggira sui 186 miliardi di dollari all’anno. L’autore del libro pensa che l’u- nica soluzione sia una riforma 82 gennaio ~ febbraio 2020 MC Qui: Aldo Buonaiuto, Donne crocifisse. La vergogna della tratta raccontata dalla strada , prefazione di papa Francesco, Rubbettino, Catanzaro 2019, pp. 226, euro 15,00. * lottare per sopravvivere», che non sopporta il pianto dei bam- bini perché le ricordano sua fi- glia, partorita in agonia dietro un cespuglio, sotto gli occhi di tutti, e lì spirata dopo pochi istanti. C’è Stefania, bulgara, che davanti al presidente Mattarella, nonostante la sor- dità che la affligge per le torture subite, si è appellata a tutti i «clienti», dicendo: «Sappiano che stanno sbagliando». C’è Blessing, nigeriana, che, alla ri- chiesta di don Buonaiuto di mostrarle il braccio nascosto sotto la giacca intrisa di san- gue, raccontò che un cliente «dopo averla pagata le bloccò il braccio incastrandole la mano nella portiera per riprendersi il denaro e scappare». Leggendo questo libro viene da chiedersi perché ancora ci siano così tanti uomini nel no- stro paese (le stime parlano di tre milioni di clienti) che desi- derano di abusare di queste donne, obbedendo a quella «mentalità patologica» a cui fa riferimento papa Francesco nella sua prefazione. Sarebbe necessaria una «con- versione» da parte loro, una conversione che li spinga, come faceva don Benzi, a do- mandare: non «quanto vuoi?», ma «quanto soffri?». della legisla- zione italiana, sul modello di Svezia e Francia dove viene punito il cliente in- vece della prostituta, producendo un ca- povolgimento di prospettiva che riconoscerebbe alle donne il loro status di vittime di sfrut- tamento e che in quei paesi ha portato a una drastica diminu- zione della domanda. Il libro è una risposta chiara a tutti coloro che vorrebbero ria- prire le case chiuse, o che la pensano come il governatore di una ricca regione italiana che recentemente ha dichiarato che chi si fa complice dello sfrutta- mento di queste ragazze è «una persona che ha qualche neces- sità fisiologica». Le vere protagoniste di questo volume sono, comunque, le te- stimonianze delle vittime sotto forma di lettere. Esse raccon- tano di un destino comune: la fuga dalla povertà, la promessa (fasulla) di un lavoro in Europa, la schiavitù - termine che ri- corre spesso nel libro - per le strade. Tra queste donne c’è Mary, «ex bambina soldato abituata a di- fendersi da sola e soprattutto a
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