Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2020
69 gennaio ~ febbraio 2020 MC M afalda di Savoia, (al secolo: Ma- falda, Maria, Eli- sabetta, Anna, Ro- mana) secondogenita del Re d’Italia Vittorio Emanuele III e della Regina Elena del Monte- negro, nasce a Roma, il 19 no- vembre 1902. Tra i quattro figli della coppia regale, essa spicca per il suo tempera- mento brillante, inoltre pos- siede un’indole docile ed ub- bidiente. Dalla madre eredita il senso più autentico della fa- miglia, i valori cristiani e la passione per l’arte e la mu- sica. Crescendo rivela una passione per la musica clas- sica, soprattutto per le opere di Giacomo Puccini, il quale in- contrandola una volta le dice che a lei dedicherà quello che poi sarà uno dei suoi capolavori: l’opera lirica Turandot . Trascorre infanzia e giovinezza fra Roma e le varie residenze della famiglia reale. Durante la Prima guerra mondiale segue, con le sorelle Jolanda e Giovanna, la madre nelle frequenti visite negli ospedali ai soldati feriti, collaborando agli innu- merevoli atti di carità verso i poveri e i sofferenti. Conosce in seguito Filippo d’Assia (1896-1980), principe tede- sco arrivato in Italia per completare gli studi di architettura. Dopo qualche anno di fidanzamento si sposano e le nozze si celebrano a Racconigi il 23 settembre 1925. Dalla loro unione nascono quattro figli: Maurizio, Enrico, Ottone ed Elisabetta. Mafalda di Savoia è donna coraggiosa che non misura il ri- schio quando si tratta di intervenire per gli altri, così come avviene durante la Seconda guerra mondiale. A seguito del- l’armistizio dell’8 settembre 1943, Hitler progetta la sua ven- detta ai danni della famiglia reale italiana, giudicata inaffida- bile e traditrice del Patto fra Italia e Germania e come vittima da sacrificare indica proprio la consorte del principe d’Assia. Dopo la scomparsa di Boris III re di Bulgaria, morto per avve- lenamento il 28 agosto 1943, Mafalda parte per Sofia per stare accanto in quei giorni terribili a sua sorella Giovanna, sposa del re. 49. Mafalda di Savoia Nei giorni in cui ti trovavi in Bulgaria non ti misero al cor- rente dell’armistizio dell’otto settembre intercorso tra Ita- lia e Alleati e fosti informata soltanto a cose fatte, mentre eri già in viaggio per rien- trare in Italia. Dopo i funerali del re, iniziai il viaggio per tornare a Roma. Stavo attraversando la Romania, quando il treno fu fermato in piena notte nella stazione ferro- viaria di Sinaia. Lì c’era la regina Elena di Romania, che aveva fatto fermare il treno proprio per informarmi di quanto era suc- cesso in Italia e pregarmi di non tornare a casa. Ma io volevo ri- vedere i miei figli e non accettai il consiglio. Decidesti quindi di tornare ugualmente a Roma per ri- congiungerti con i tuoi figli e con la tua famiglia. Ero convinta che i nazisti mi avrebbero rispettata in quanto moglie di un ufficiale tedesco, e delle SS per di più. Raggiunsi Roma dopo un viaggio avventu- roso, in treno fino a Bucarest e poi in aereo fino a Pescara. Nella capitale scoprii che il re, mio padre, insieme a mia mamma, la regina, e ai miei fra- telli, si erano sottratti alla cattura da parte dei tedeschi dopo il patto di Badoglio con gli Alleati, cosa che si erano ben guardati dal dirmi, benché fossero mesi che erano in trattative. Grazie a Dio, riuscii a rivedere, per l’ul- tima volta, i miei figli: Enrico, Ot- tone ed Elisabetta (Maurizio era con il padre in Germania), ac- colti e protetti da monsignor Giovanni Battista Montini, futuro MC R di Mario Bandera 4 chiacchiere con ... INTERVISTE IMPOSSIBILI CON «I PERDENTI»
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