Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2020

descrivere e monitorare il feno- meno. Intersociety aggiunge che tra il giugno 2015 e il dicembre 2018, gli estremisti fulani hanno uc- ciso non meno di 6mila cristiani e incendiato o distrutto più di mille chiese. Una tendenza che purtroppo non pare invertirsi nel 2019: nei primi quattro mesi dell’anno, infatti, i fondamentali- sti hanno massacrato tra i 550 e i 600 cristiani, e distrutto centi- naia di abitazioni e dozzine di chiese. Un numero superiore anche alle vittime di Boko Ha- ram che, nello stesso periodo, ha ucciso «solo» 200 cristiani. IL FATTORE RELIGIOSO Difficile sostenere la tesi se- condo la quale quello religioso non sia almeno uno dei fattori all’origine delle violenze. Così come riteniamo sia improprio descrivere quanto accade oggi in Nigeria come un «conflitto et- nico tra pastori e agricoltori». Il numero delle vittime - che si contano anche tra i Fulani - è troppo sbilanciato da una parte. «I mandriani arrivano di notte, mentre la gente dorme - spiega mons. Adoboh -. Le abitazioni dei contadini in genere sono isolate, perché circondate dai terreni e, dunque, gli assassini possono agire indisturbati. Lo schema è semplice: danno fuoco alla casa costringendo gli abitanti a uscire. Poi li massa- crano. Adulti, bambini, donne in- cinte, anziani. Sono davvero scene orribili. I contadini cri- stiani non hanno le armi per di- fendersi, mentre i fulani sono ar- mati fino ai denti». Sì perché a inizio 2018, mentre le violenze dei Fulani si face- vano più numerose e cruente, il governo nigeriano ha disposto il sequestro o la consegna volon- taria di tutte le armi da fuoco personali. Un passo mirato a ra- strellare le armi in vista delle elezioni generali del febbraio 2019, e a ridurre le violenze. Un provvedimento comprensibile in un paese come la Nigeria, nella quale circola gran parte degli otto milioni di armi dell’intera Africa occidentale, e dove il 59% dei loro detentori sono ci- vili, solo il 38% membri delle forze armate governative, il 2,8% poliziotti. Il problema, però, è che tale mi- sura non è applicata ai Fulani. ESPANSIONE ISLAMISTA «Viviamo nel terrore. I Fulani sono ancora qui e rifiutano di andarsene. E noi non abbiamo armi per difenderci», scriveva nel gennaio 2018 su Twitter pa- dre Joseph Gor, ucciso poi Fulani | Nigeria | Conflitti tribali | Violenza | Religione mentre celebrava la messa as- sieme a padre Felix Tyolah e a 17 fedeli il 24 aprile a Mbalom. La piccola chiesa di Sant’Ignazio a Mbalom è stata colpita mentre i vescovi della Nigeria si trova- vano a Roma per la visita ad li- mina apostolorum . Ma anche a distanza l’episcopato si è fatto sentire attraverso un comuni- cato ufficiale nel quale ha aper- tamente messo sotto accusa la mancanza di azione da parte del governo. «Il fatto che sia stato teso un agguato ai due sa- cerdoti, assieme ai loro parroc- chiani, proprio durante la cele- brazione della santa messa di mattino presto, suggerisce che MC R " «Non commettete lo stesso errore che è stato fatto con il genocidio in Ruanda. Era sotto gli occhi di tutti, ma nessuno lo ha fermato». William Amove Avenya, vescovo di Gboko © ACN Aid to the Church in Need 63 gennaio ~ febbraio 2020 MC

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