Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2020
52 gennaio - febbraio 2020 MC per integrarla con quella svilup- pata invece in Italia, ma è fonda- mentale individuare il momento giusto. Ci sono indicatori ogget- tivi cui prestare particolare atten- zione per capire se può essere davvero il momento opportuno. L’età anagrafica, per esempio. È imprescindibile che il figlio adot- tivo possa comprendere davvero cosa sta succedendo, così come è fondamentale individuare quale tipo di attaccamento il ra- gazzo abbia sviluppato con i suoi genitori adottivi e quali sono le domande che si pone su quello che è stato e rimane un evento traumatico della sua vita: l’abbandono. CERCARE LE RADICI Ha provato a spiegarlo Cosmin, 24 anni, che da quando di anni ne ha cinque e mezzo è figlio di Francesca e Gianpaolo grazie al- l’adozione internazionale, quell’i- stituto che ha permesso a Co- smin di vedere rispettato il diritto più importante di un bambino: avere una famiglia. Ci racconta Cosmin: «Qualche anno fa ho capito che era arri- vato il momento di ritrovare le mie radici, di sentire il profumo della mia terra di origine, di ritro- * ITALIA vare piccoli ricordi e provare a ri- costruire il puzzle della mia vita. Da qualche tempo mi confron- tavo con un punto interrogativo importante: da dove arrivo? In al- cune occasioni i punti interroga- tivi, che allora erano senza rispo- sta, mi portavano negatività e rabbia, perché mi sentivo lon- tano dall’obiettivo finale. La fru- strazione era davvero tanta». Cosmin ha trovato nei suoi geni- tori adottivi due alleati preziosi, anche se comprensibilmente di- sorientati, soprattutto nei primi momenti. «Credo abbiano avuto paura di perdermi, come se que- sto mio viaggio stesse a signifi- care che volevo tornare dalla mia famiglia di origine - spiega -. Non era così, naturalmente. Siamo una famiglia, e lo siamo da quando mia mamma e mio papà sono venuti in Romania ad adottarmi. Sono riuscito a spie- gare loro che ritrovare le mie ori- gini non voleva dire scappare da loro, ma semplicemente dare a me stesso, la possibilità e la li- bertà di scoprirmi e di scoprire anche la cultura che in qualche modo mi appartiene. Loro mi hanno dato un presente e un fu- turo: mi hanno dato la possibilità di crescere e di diventare quello che sono». Ma l’adozione non è e non deve essere gratitudine. Adottare un figlio significa acco- glierlo e sostenerlo anche nei momenti più delicati, anche quando palesa il desiderio di scoprire da dove arriva. Mamma Francesca e papà Gian- paolo lo sapevano bene, e pro- prio per questo non hanno mai fatto mancare il loro sostegno. UNA PRESENZA DISCRETA Ci racconta la madre adottiva di Cosmin: «Immaginavo che prima o poi sarebbero arrivate le tanto sospirate domande con cui ogni genitore adottivo deve confron- tarsi. Non ho avuto paura, per- ché non ho mai avuto dubbi sul- l’intensità del legame che c’è sempre stato tra noi genitori e nostro figlio, ma ammetto di es- sermi sentita un po’ disorientata. Nonostante questo ho sostenuto Cosmin come era giusto che fosse. Mi sarebbe piaciuto ac- compagnarlo nel suo viaggio di ritorno alle origini, ma sapevo che la cosa giusta da fare era stargli accanto rispettando le sue scelte e non imponendo la nostra presenza. Ormai è grande…». E così, con la loro presenza di- screta ma continua, Francesca e Gianpaolo hanno accompagnato il loro ragazzo all’aeroporto, de- stinazione Londra, dove vive la sua famiglia biologica. Ci racconta Cosmin: «Dopo tanti anni ci siamo incontrati. Ricordo il primo abbraccio con la mia ma- dre biologica, che aveva lasciato " Per il figlio adottivo si tratta di una opportunità importante nel suo processo di crescita, ma va pianificata bene.
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