Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2020
non quelle interne al proprio gruppo di aggregazione. Attualmente i bambini e ragazzi accolti alla Faraja sono 72 di cui 21 frequentano la scuola secondaria, 6 l’università e 2 il seminario. SUCCESSI E FALLIMENTI Sono divisi in case e squadriglie per rendere più facile la gestione e l’autosufficienza. Lo studio, il gioco, il lavoro e anche la pre- ghiera scandiscono le ore di ogni giornata. L’amicizia tra di loro, le baruffe e i bisticci, l’amore degli educatori, sono tutti elementi utili per ridare serenità e voglia di riu- scire nella vita. I successi sono tanti: ad esempio 5 laureati, un sacerdote missionario della Con- solata e, attualmente, due giovani in seminario, ma anche tante so- no le difficoltà e gli insuccessi co- me giovani ritornati alla strada per impossibilità di adattamento, per rifiuto di ogni regola, per il richia- mo della strada. Tanti però sono i bambini e i giovani che sono passati per la casa della consolazione e che già sono ritornati alla vita di società. voleva essere una risposta alla necessità di aiutare i bambini che lasciano la scuola per vari motivi e si trovano in strada alla ricerca di piccoli lavori per la sopravvi- venza ma poi si trovano in balia di piccole bande, della fame e della necessità di un posto per dormi- re. Furtarelli, rapine e arresti della polizia, malattie e soprusi vari so- no all’ordine del giorno. Il problema dei ragazzi di strada o in difficoltà si fa sempre più acu- to ed è dovuto da troppe cause tra cui l’Aids, la poca consistenza dei nuclei familiari, le ragazze ma- dri, il decadimento dell’educazio- ne scolastica, l’urbanizzazione, la povertà in genere. Normalmente i bambini di strada provengono da ceppi familiari disgregati o assenti che, per vari motivi, possono es- sere fonti di sofferenze, di ama- rezze e abbandono. In molti casi, il sistema di assi- stenza sociale governativo non ha alcuna consistenza. L’organiz- zazione di questo tipo di ragazzi è particolarmente problematica proprio perché sono abituati a vi- vere ai margini della società sen- za tante convenzioni e regole, se FARAJA HOUSE «I CARE» Il 3 agosto 2019 per i ragazzi della Faraja è stato un giorno bel- lo è importante: finalmente dopo più di due anni hanno potuto tra- slocare dalla vecchia alla nuova Faraja che è stata terminata gra- zie all’intervento della Cei, del gruppo Gms di Savigliano e con il coordinamento del Movimento Sviluppo e Pace di Torino. Prima di poter illustrare i vari cambiamenti sarebbe necessario ricordare la storia della Faraja. Nel 1997, i missionari della Con- solata, per venire incontro al gra- ve problema dei bambini di stra- da, diedero inizio alla Faraja Hou- se a Mgongo, alla periferia della città di Iringa (Tanzania). Faraja si- gnifica consolazione. L’attività, quindi, si ispira alla Consolata e al nostro carisma. Faraja diventa pertanto accoglienza, affetto e fu- turo. L’organizzazione e la direzione furono affidate a padre Franco Sordella, missionario della Con- solata da più di 40 anni in Africa. I RAGAZZI DELLA FARAJA È difficile descrivere le situazio- ni e le esperienze di vita di questi ragazzi che si sono trovati a vive- re per strada. Alcuni di loro hanno già sperimentato il carcere (ricor- diamo che in alcune città i bambi- ni vengono detenuti con gli adul- ti), altri hanno subito ogni genere di violenza psicologica e fisica, e le ferite sono profonde e tangibili. Riportare i ragazzi alla normalità non è facile perché intervengono molti fattori culturali, religiosi e tri- bali, ma dopo alcuni mesi il cam- biamento è visibile soprattutto grazie all’impronta familiare e al grande interesse e affetto con cui sono educati e seguiti fin dall’ini- zio. Si scrisse che il nostro centro MC R Noi e voi LETTORI E MISSIONARI IN DIALOGO 5 gennaio ~ febbraio 2020 MC A cura del Direttore
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