Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2020
CONTRO ODIO E INTOLLERANZA In questo contesto, la Chiesa cattolica, pur minoritaria in Su- dafrica (10% della popolazione), negli ultimi anni ha levato la sua voce contro gli atti di violenza xenofoba. Monsignor Buti Tlha- gale, arcivescovo di Johanne- sburg, ha paragonato la xenofo- bia al nazismo. «Siamo di fronte a una marea crescente di odio e intolleranza - ha detto il prelato -, non diversa dalla marea cre- scente di odio nella Germania nazista. Se non prendiamo prov- vedimenti urgenti per fermare questo fenomeno, diventerà Migrazione | Intolleranza | Xenofobia | Violenza MC A 21 gennaio ~ febbraio 2020 MC I flussi migratori interni al continente africano Ma dove vanno gli africani? «P erché gli africani vengono tutti da noi?». Sempre più spesso in Italia si sente pro- nunciare questa frase. Purtroppo non solo nei bar o nei circoli ricreativi, ma anche in luoghi e da persone non sospettabili di simpatie sovraniste o razziste. Ma è poi così vero che gli africani emigrano tutti verso l’Europa e l’Italia? In realtà, i dati di- cono il contrario. Secondo il dossier «Non solo verso l’Europa: le migrazioni interne all’Africa», curato da Giovanni Carbone e Camillo Casola e pubblicato il 30 agosto 2019 dall’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), sui 27 milioni di migranti dell’Africa subsahariana, solo otto milioni hanno lasciato il continente. Altri 19 milioni di persone sono rimasti in Africa trasferen- dosi in una nazione limitrofa o in un paese che garantiva loro migliori condizioni di vita. I principali poli di attrazione sono i paesi che hanno le economie più forti: Sudafrica (4 mi- lioni di migranti), Costa d’Avorio (1 milione), Nigeria (1,5 milioni). Il Sudafrica attrae la manodopera da Zimbabwe e Mozambico e poi, in larga parte, la impiega nelle miniere (oro, platino, diamanti), ma anche nell’economia informale (soprattutto nel commercio). La Costa d’Avorio, tra i principali produttori mondiali di cacao, importa da Mali e Burkina Faso braccianti per le sue piantagioni. La Nigeria è un polo per molti paesi confinanti per la sua economia diversificata. Ma non è solo il buon andamento economico ad attrarre migranti. Molti di essi non cercano tanto la sicurezza economica quanto un luogo sicuro che li metta al riparo da conflitti o da regimi illiberali. L’Etiopia, per esempio, ospita circa 900mila rifugiati - la seconda popola- zione rifugiata più ampia in Africa. La prima è in Uganda, che a maggio 2019 ospitava 1.276.208 rifugiati. La maggior parte è stata costretta a lasciare le proprie case in Somalia, Sud Sudan, Eritrea, Sudan e Yemen affrontando pericoli e discriminazioni lungo il percorso. Anche il Kenya ospita migliaia di rifugiati. Il solo campo profughi di Dadaab ne accoglieva, a fine agosto 2019, oltre 200mila (era arrivato a ospitarne fino a 600mila). Sono in gran parte somali che cercano pace dalla guerra civile che da quasi trent’anni sconvolge il loro paese. I n Africa centrale in molti fuggono dalla Repubblica democratica Congo e cercano rifugio nelle nazioni confinanti. Al 31 agosto 2019, secondo le statistiche fornite dall’Acnur (agen- zia delle Nazioni unite che si occupa dei rifugiati), erano 890mila i congolesi ospitati in Angola, Zambia, Tanzania, Uganda. «L’Africa subsahariana - ha scritto nel dossier Giovanni Carbone, dell’ Ispi Africa Programm e - è, e continuerà a essere, attraversata da rapide e profonde trasformazioni su una molteplicità di fronti: le distinte traiettorie di crescita se- guite dalle economie della regione; le pressioni demografiche che portano alcune aree ai li- miti della sostenibilità, intensificando sfruttamento, competizione e frammentazione delle terre nonché i processi di urbanizzazione; le sfide connesse al cambiamento climatico, in- clusa la desertificazione e il moltiplicarsi di fenomeni climatici estremi; il divario tra la rela- tiva stabilità politica di alcune aree e la persistente o rinnovata conflittualità di altre; gli alta- lenanti ritmi di integrazione delle diverse comunità economi- che sub regionali e dei processi di cooperazione continentali. È solo un elenco parziale di veloci mutamenti che i paesi della regione si trovano simultaneamente ad affrontare, ciascuno di essi destinato a ripercuotersi a sua volta sull’evoluzione delle dinamiche migratorie intra-continentali». En.Cas. *
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