Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2020

Qui: un esercizio commerciale distrutto da un attacco xenofobo, sobborgo di Malvern, Johannesuburg, settembre 2019. Sotto: la polizia ferma alcuni sudafricani della township Katlehong di Johannesburg, dopo scontri tra locali e migranti nigeriani, settembre 2019. * * 20 gennaio ~ febbraio 2020 MC INURBAMENTO CONTINUO Molti sudafricani si spostano dalla campagna alle baraccopoli delle grandi città. Qui incontrano gli immigrati, poveri come loro, se non di più. «In molti sudafri- cani neri - osserva padre Filippo Ferraro, scalabriniano che lavora a Città del Capo - è ancora vivo il senso di inferiorità imposto per decenni dal regime di segrega- zione dei bianchi boeri. Il fatto di essere stati sempre trattati come “cittadini di serie B” fa sì che la loro frustrazione si riversi sugli immigranti che oggi sono gli ul- timi degli ultimi. Molti sudafricani vedono nei nuovi arrivati un ne- mico da combattere che po- trebbe sottrarre loro le poche ri- sorse a disposizione. Così scat- tano violenti pogrom che di- struggono le attività dei migranti e, in alcuni casi, arrivano a ucci- dere gli stranieri». «Dopo gli attacchi dei primi giorni di settembre - spiega Pa- blo Velasquez -, in città è tornata la calma, ma c’è ancora paura. Ho trascorso qualche periodo in un campo profughi irregolare, dove vivono zimbabweani, mo- zambicani, somali, etiopi, nige- riani, ghanesi, congolesi. Qui ho toccato con mano il terrore. La gente non si fida a lasciare l’area e ad andare in città per vendere le loro povere merci. Teme di es- sere maltrattata, picchiata, che le proprie cose siano distrutte». Ma il razzismo non colpisce tutti * SUDAFRICA gli africani in modo uguale. L’o- dio si concentra soprattutto su quelli che vengono da più lon- tano: congolesi, eritrei, maliani, nigeriani, somali. Meno colpiti i vicini malawiani, mozambicani, zimbabweani. Probabilmente co- noscono meglio l’ambiente del Sudafrica e si integrano meglio nella sua società e nella sua eco- nomia. Ma tutta la comunità di migranti è una risorsa per il Su- dafrica. Secondo un report della Banca mondiale, i quattro milioni di stranieri che vivono nel paese producono un impatto positivo su occupazione e salari. Il rap- porto ha calcolato che ogni mi- grante genera un effetto moltipli- catore del mercato del lavoro creando circa due impieghi. LO ZAMPINO DELLA POLITICA Il presidente Cyril Ramaphosa è stato costretto a lanciare un messaggio di pacificazione: «At- taccare gli esercizi commerciali gestiti da stranieri è qualcosa di inaccettabile, qualcosa che non possiamo permettere che ac- cada in Sudafrica». A queste tensioni non è estranea la politica. Secondo Shenilla Mohamed, direttrice generale di Amnesty international Sudafrica, in questi anni molte personalità politiche, per ottenere una man- ciata di voti in più, hanno incol- pato gli stranieri degli elevati li- velli di criminalità e dell’inade- guatezza dei servizi pubblici, ac- cusandoli inoltre di gestire eser- cizi commerciali illegali. Gli stra- nieri, secondo Shenilla Moha- med, «diventano i capri espiatori di politici privi di scrupoli che promuovono la narrativa dello straniero venuto a rubare il la- voro e che è responsabile di tutto ciò che di negativo accade qui». In realtà, si tratta di un’o- pera di distrazione dai veri pro- blemi del paese come le profonde disuguaglianze sociali, la complessa situazione econo- mica che, da anni, vede il si- stema dominato dalla stagna- zione, e la corruzione, ormai dif- fusa non solo tra i politici ma an- che tra i funzionari dell’ammini- strazione pubblica, che indeboli- sce l’economia e accresce an- cora di più la disoccupazione e la povertà. © AFP / M chele Spatari © AFP/ Guillelm Sartorio

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