Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2020

B oa Vista. L’indirizzo è Av. Benjamin Constant 968, nel centro della città, capitale dello stato di Roraima. È una modesta casa su un solo piano, resa facilmente ricono- scibile dal suo vivace color arancione e naturalmente dalla grande bandiera venezuelana che sventola sul pennone posto nel giardinetto antistante l’entrata. A sorvegliare la sede consolare c’è una sola persona, una poli- ziotta brasiliana, seduta tranquillamente davanti a un tavolino a lato della porta d’ingresso. All’interno ci sono due impiegate e alcune persone in attesa. Sulla vetrata che separa le addette dal pubblico è appeso un foglio che informa del piano Vuelta a la pa- tria : requisiti, documenti, condizioni. È un programma istituito dal governo di Caracas per tentare di far tornare a casa i mi- granti. Il console si chiama Faustino Torella Ambrosini. Ci accoglie con cordialità ricordandoci subito le origini italiane: i suoi genitori arrivarono in Venezuela dalla provincia di Avellino. Prima di di- ventare diplomatico insegnava storia all’Università Centrale del Venezuela, il principale ateneo pubblico del paese. È console ge- nerale del Venezuela a Boa Vista dal dicembre 2018, dopo un’e- sperienza analoga di cinque anni a Manaus. Boa Vista non è una metropoli come quest’ultima ma è importante perché dista sol- tanto 215 chilometri da Pacaraima, porta d’ingresso in Brasile per molti venezuelani (indigeni inclusi) che infatti si vedono ad ogni incrocio, nei rifugi ufficiali ( abrigos ) e in quelli improvvisati. N ello studio dove ci accomodiamo, accanto alla bandiera, il ritratto del presidente Maduro sta in mezzo a quelli, più piccoli, dell’eroe nazionale Simón Bolívar e di Hugo Chá- vez. Siamo qui per chiedere al console della migrazione dei Wa- rao, ma non possiamo non iniziare dalla situazione generale del paese. Com’è?, domandiamo. «Difficile», risponde senza pen- sarci su un attimo. E aggiunge: «È la situazione che vivono i paesi e i popoli che soffrono a causa di un embargo illegale im- posto da uno stato che si considera al di sopra di tutti gli altri. Il Venezuela è un paese la cui economia si fonda sul petrolio e con nerale sia per i bambini. Con Fé e alegria (dei Gesuiti, ndr) , ab- biamo lavorato a un progetto di educazione, differenziato pluri- lingue, perché qui siamo di di- verse etnie e lingue nazionali». Ci sono stati problemi perché Ka Ubanoko non è un posto uffi- ciale, anzi, è un’occupazione il- legale, per cui molte attività non si possono realizzare sul posto, ma occorre appoggiarsi ad altri enti e luoghi. Come il progetto della Consolata che si svolge in un oratorio dei frati Cappuccini, poco distante. «Con la Caritas abbiamo prepa- rato un progetto di tipo econo- mico: un appoggio per produrre artigianato e per l’agricoltura». Il progetto fornisce la materia prima e alcune donne confezio- nano prodotti artigianali che poi vendono. Mentre nel secondo caso dovrebbe fornire gli at- trezzi per coltivare e le sementi, ma non è ancora partito. SPIRITUALITÀ MIGRANTE Superato un campo in terra bat- tuta usato per giocare a calcio o pallavolo, ci spostiamo verso la zona centrale di Ka Ubanoko, dove tante piccole tende a iglù sono appoggiate su un pavi- mento e riparate da un soffitto in cemento che pare precario. Innumerevoli fili corrono da tutte le parti con panni e vestiti colorati appesi ad asciugare. Qui incontriamo Leany Torres Moraleda, che coordina il comi- tato culturale e spirituale di Ka Ubanoko. Leany è una giovane mamma, 29 anni con una figlia di 8, originaria della comunità di Nabasanuka (nel delta del rio Orinoco, ndr ), dove la sua fami- glia è sempre stata impegnata al servizio dell’identità indigena. Suo papà e suo zio hanno rico- perto anche cariche politiche. È * BRASILE VENEZUELA Lavocedel governovenezuelano «IWarao si spostano perché nomadi» A Boa Vista, non c’è semaforo o incrocio dove non ci sia un venezuelano. E gli indigeni warao si notano anche di più. Nella capitale di Roraima, abbiamo incontrato il console del Venezuela, per chiedergli i motivi di tanti migranti del suo paese e di tanti Warao per le strade delle città brasiliane. Qui sopra: veduta dell’ex palaz zetto di Ka Ubanoko con alcune tende e con le gradinate utilizzate come «armadio» dei poveri averi dei migranti. | In basso: Faustino Torella Ambrosini, console gene rale del Venezuela a Boa Vista. * 16 gennaio ~ febbraio 2020 MC © Paolo Moiola

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