Missioni Consolata - Dicembre 2019

esplorarli? Di guardarli in pro- spettiva o, meglio, con la pro- spettiva di Dio? Ecco che il si- lenzio e la preghiera evidenziati prima non rimangono freddi e fini a se stessi, ma rappresen- tano gli strumenti per mettersi al lavoro attivamente sulle vie impervie che solo noi cono- sciamo. Segno. Viene posto al centro della stanza un cartellone con un paesaggio di monti, valli, fiumi, ecc. Ciascuno attacca un post-it con il suo nome per in- dicare dove crede di trovarsi all’inizio dell’Avvento. Canto. Nada te turbe. Lettore 2. «Hanno detto addi- rittura che la santità di una per- sona si commisura dallo spes- sore delle sue attese. Forse è vero. Se è così, bisogna conclu- dere che Maria è la più santa delle creature proprio perché tutta la sua vita appare caden- zata dai ritmi gaudiosi di chi aspetta qualcuno. [...] Vergine in attesa, all’inizio. Ma- dre in attesa, alla fine. E nell’ar- cata sorretta da queste due tre- pidazioni, una così umana e l’altra così divina, cento altre attese struggenti. L’attesa di lui, per nove lunghissimi mesi. L’attesa di adempimenti legali festeggiati con frustoli di po- vertà e gaudi di parentele. L’at- tesa del giorno, l’unico che lei avrebbe voluto di volta in volta rimandare, in cui suo figlio sa- rebbe uscito di casa senza farvi ritorno mai più. L’attesa de- l’ora: l’unica per la quale non avrebbe saputo frenare l’impa- zienza e di cui, prima del tempo, avrebbe fatto traboc- care il carico di grazia sulla mensa degli uomini. L’attesa dell’ultimo rantolo dell’unige- nito inchiodato sul legno. L’at- tesa del terzo giorno, vissuta in veglia solitaria, davanti alla roc- cia. Attendere: infinito del verbo amare. Anzi, nel vocabolario di Maria, amare all’infinito. (don Tonino Bello, Maria donna dei nostri giorni ) Guida. Alla fine, è sempre l’a- more che dà senso alle nostre vicende. Incluse le attese. Lasciamo che quest’Avvento sia un’attesa più che una pretesa, e che ci sorprenda con il Suo amore. Canto. Magnificat. Annarita Leserri aveva fiducia in lui. Però pro- prio la sua intelligenza, unita al suo dolore incallito di non avere figli, gli impedisce di cre- dere all’angelo e a una buona notizia apparentemente impos- sibile. Come dargli torto? Avere un figlio da vecchi! Lettore 3. Ecco che il silenzio diventa necessario. L’angelo Gabriele «condanna» Zaccaria a non parlare finché il suo an- nuncio non si compirà (perché si compirà ugualmente, che Zaccaria lo creda o no). Silenzio dalle distrazioni, dalle dipen- denze, ma soprattutto silenzio da noi stessi, dalle cose che crediamo fermamente e che ci impediscono di vedere che il bene è ancora possibile. Lettore 2. Non passi inosser- vato un dettaglio: tutto il po- polo stava pregando. Se da un lato il silenzio può sembrare isolante, ecco che la preghiera ci unisce in un unico cammino, in un’unica ricerca. Dopo aver fatto silenzio attorno e dentro di noi, la preghiera potrà risul- tarci più spontanea. Come? Lettore 1. Dal Vangelo secondo Luca (Lc 3, 2-6) «La parola di Dio venne su Gio- vanni, figlio di Zaccaria, nel de- serto. Egli percorse tutta la re- gione del Giordano, predi- cando un battesimo di conver- sione per il perdono dei pec- cati, com’è scritto nel libro de- gli oracoli del profeta Isaia: “Voce di uno che grida nel de- serto: preparate la via del Si- gnore, raddrizzate i suoi sen- tieri! Ogni burrone sarà riem- pito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle im- pervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”». Lettore 3. Quanti burroni e quanti monti insormontabili dentro di noi e attorno a noi. Ci siamo mai presi il tempo di AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT DICEMBRE2019 amico 65 Roberto.Trombetta / flickr.com

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