Missioni Consolata - Dicembre 2019
È una suora energica. Torinese di nascita e ignaziana di spiritualità. È un’ausiliatrice delle anime del purgatorio con la voca- zione di accompagnare le persone attra- verso i loro «purgatori», le fasi di crisi che la vita offre a tutti, verso la gioia. Suor Enrica non esita a definire «profetica» la re- altà delle famiglie missionarie che a Milano e al- trove offrono un volto nuovo di Chiesa alla gente. Suor Enrica, tu sei legata all’esperienza delle Famiglie missionarie a km0 fin dagli inizi. «L’esperienza è nata nel 2001 nella parrocchia Pen- tecoste a Quarto Oggiaro, dove vivevo. È partita dal parroco don Alberto Bruzzolo, da Marco e Marta Ragaini, una coppia con tre figli arrivata dal Chad dopo 6 anni di missione, e da me. Loro vive- vano in parrocchia, io nella mia comunità e il par- roco in un appartamento nel quartiere. L’ho vissuta fino al 2006, quando sono partita per un anno in Colombia. Al mio rientro nel 2007, sono andata a Torino, e ho ripreso l’attività con le fami- glie, anche se più legata alla spiritualità ignaziana. Insieme ad alcune coppie, ci siamo resi conto che è necessaria una certa cura del cammino a due, al- lora ho sviluppato un po’ questo aspetto: affiancare le famiglie e sostenerle in un percorso di spiritua- lità coniugale. Credo molto in quello che dice l’Amoris Laetitia (31): “Il bene della famiglia è deci- sivo per il futuro del mondo e della Chiesa”. Infine, nel 2012, sono tornata a Quarto Oggiaro». Che ruolo hai nel gruppo delle Famiglie a km0? «Sono stata coinvolta per la mia esperienza con le famiglie e perché la spiritualità ignaziana offre degli strumenti concreti: gli esercizi spirituali, una disciplina e un metodo di preghiera, un metodo per il discernimento e per le scelte. Io non ho un ruolo specifico. Quando il gruppo ha iniziato a organizzarsi, mi sono stati chiesti degli incontri di formazione spirituale. Dopo di che ho iniziato a visitare alcune famiglie a fare telefonate, visite, confronti, in una modalità molto relazionale. L’idea è di prendersi cura l’uno dell’altro e di sensi- bilizzarsi reciprocamente su questa cura». E che ruolo hanno, invece, le Famiglie missiona- rie a km0 nella Chiesa? «Secondo me hanno un ruolo profetico. Entrare in una canonica e non trovarti la classica segretaria o il parroco, ma un bambino che ti chiede se giochi con lui, rivoluziona l’idea della parrocchia: offre un’immagine di semplicità, di vita quotidiana, di una chiesa a misura di pannolino, direi. Oggi la parrocchia rischia di essere un luogo in cui si fanno delle cose, mentre è importante che sia vissuta come luogo di fraternità dove si sperimen- tano delle relazioni, poi si fanno anche delle cose, ma in funzione di una relazione che sia la più ampia, accogliente, aperta possibile». La fraternità con sacerdoti o religiosi è un punto centrale per tutte le Famiglie missionarie a km0? «Sì, però le modalità dipendono dalle situazioni: dai lavori della coppia, dalla disponibilità di tempo, dall’età dei figli, dal tipo di sacerdote. Non c’è un cliché . Un momento di pre- ghiera insieme e uno di scambio su come va, c’è sempre. Per chi è impli- PER UNA PARROCCHIA A MISURA DI PANNOLINO Contagiati dalla gioia Suor Enrica Bonino, 53 anni, accompagna il cammino delle Famiglie missionarie a km0 fin dal 2001, quando ha partecipato alla nascita della prima esperienza nella parrocchia di Pentecoste, nel quartiere di Quarto Oggiaro a Milano. © Luca Lorusso
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