Missioni Consolata - Dicembre 2019

26 MC DICEMBRE2019 Una Chiesa in uscita Ma la sua fragilità non è dimenticata per sempre: da Damasco deve scappare di nascosto, a Gerusa- lemme di nuovo la sua attività gli attira ostilità tali che i fratelli decidono di rispedirlo a Tarso (At 9,30). E siccome Luca ci ha già fatto intuire che la comunità cristiana non è immune da divisioni interne (At 6,1 e tutto ciò che segue), non sembra im- possibile qui vedere un’atti- vità paolina che suscita fastidio anche in alcuni cristiani, perché troppo lontana da quella politica di ap- pianamento delle tensioni che sem- bra valere per i cri- stiani galilei che si sono fermati nella capitale, che stanno vicino al tempio, che lo fre- quentano ogni giorno (At 2,46; 3,3; 5,42). Questa avversione che Paolo suscita la ritrove- remo anche più avanti, quando diventerà il grande mis- sionario delle genti. Perché Paolo è persona decisa, travolgente, che di solito non si ferma a mediare ma va diritto verso la meta che intuisce. E l’incontro con Gesù non lo cambia, semplicemente gli dà una nuova direzione. Mentre parla della Chiesa, Luca sembra aggiungere informazioni riguardo alla vita cristiana, che è in- contro personale con Gesù ma sempre comunque mediato e perfezionato dalla Chiesa, anche se le modalità sono diverse per ognuno. Un incontro nel quale la nostra identità non viene stravolta, ma semmai compiuta, perfezionata e orientata verso l’obiettivo che non rende i nostri sforzi vani. E in questo ri-orientamento siamo perfezionati e ac- colti come siamo veramente, nella nostra autenti- cità e fragilità, con le nostre doti e difetti. Fa parte di questa chiamata la capacità di sopportare anche tempi che umanamente dovremmo definire di fal- limento. Saulo, ad esempio, partito per Gerusa- lemme a studiare per diventare un grande rab- bino, dopo aver acquisito potere e autorevolezza davanti al sinedrio, era entrato nella comunità che perseguitava, ma non è riuscito a mantenere il proprio ruolo, e se ne è tornato, mortificato, nella propria patria. Sarà chiamato a grandi cose che già sono state promesse, perché Dio guarda lontano, ma nulla di tutto ciò si vede ancora. La promessa di Dio, però, non cade invano. Angelo Fracchia (10 continua) dire, ritorna alla sua presenza più nascosta. È inter- venuto in modo grandioso, «da Dio», per bloccare Saulo, ma non completa la sua opera. Dovrà essere un cristiano, vincendo anche la propria paura (At 9,13-15), ad andare da Saulo, a decidere di fidarsi di questa conversione, ad annunciargli ciò che dovrà patire e fare per Gesù, a guarirlo. E dovrà es- sere la comunità cristiana di Damasco, a sua volta, a dover decidere di fi- darsi e poi a salvarlo facendolo scappare di nascosto dalla città e dalle insidie dei nemici che Saulo si è di nuovo suscitato (At 9,19-25). E dovrà poi essere la comunità cri- stiana di Gerusa- lemme a decidere di fidarsi di quello che un tempo la per- seguitava, e un cri- stiano, Barnaba, a fare discernimento decidendo di introdurlo nelle riunioni dei fratelli (At 9,26-28). Luca pare dirci che Gesù è presente nella sua comunità, si identifica con essa. E può persino decidere di assisterla in modo prodigioso, intervenendo con un miracolo stravolgente. Ma è un’eccezione, non la norma: subito dopo torna a «nascondersi», a offrirsi nella comunità, che a volte agisce in modo compatto e quasi anonimo, a volte tramite alcuni rappresentanti individuali (Anania, Barnaba), ma sempre porta avanti l’opera di Gesù, che può dire: «Io sono loro, loro sono me». Debolezza e continuità Forse c’è anche altro che Luca intende suggerirci con i tre, insistiti, racconti del cambiamento di mentalità di Paolo (è questo il significato più au- tenticamente biblico del vocabolo «conversione»). Nel primo racconto, al cap. 9, freme strage, è inca- ricato dal sinedrio con lettere ufficiali ed è accom- pagnato da una scorta, è insomma un uomo nel pieno possesso delle proprie forze. Negli altri due, ai capitoli 22 e 26, Paolo è imprigionato ma si di- fende con sicurezza e orgoglio. Eppure l’incontro con Gesù lo svuota di ogni pretesa, lo lascia ammu- tolito e cieco, costretto a farsi prendere per mano per lasciarsi accompagnare alla meta. E poi, an- cora, l’incontro con Gesù lo risanerà e gli darà la forza di riprendere a parlare e a predicare con grinta. © San Paolo, icona di David Ongaro

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