Missioni Consolata - Dicembre 2019
L’antichità non indulge facilmente alle ricostruzioni psicologiche, ma pare veramente che qui Luca sia in piena sintonia con sant’Agostino che, tre secoli più tardi, scriverà la prima vera autobiografia spiri- tuale di un cristiano spiegando in questo modo il suo tentativo di tenersi lontano da Dio: «Tu eri dentro di me, e io fuori. E là ti cercavo. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi hai chiamato, e il tuo grido ha squarciato la mia sordità. Hai mandato un baleno, e il tuo splendore ha dissipato la mia ce- cità» (Confessioni, 10,27.38). Per la prima volta insicuro e spiazzato, Paolo chiede alla voce di identificarsi: «Io sono Gesù, che tu perseguiti». Si potrebbe obiettare che Paolo non perseguitava Gesù: lo considerava anzi già morto. Ma il cuore dell’incontro è proprio lì: in qualche modo (in quale modo non ci importa, Luca ci invita a non fermarci sui particolari) Paolo intui- sce, su quella strada, che Gesù si identifica appieno con i suoi fedeli, che è presente in mezzo a loro, in loro, e che perseguitare loro significa perseguitare lui. Ma se Gesù, dopo la morte, è presente in mezzo a loro, è dunque Signore della morte, l’ha vinta. E solo Dio può vincere la morte, non evitan- dola (come gli antichi immaginavano che facessero gli dèi greci) ma attraversandola. E a questo punto il Signore che si è identificato con la sua Chiesa si ritira nuovamente, o per meglio DICEMBRE2019 MC 25 MC R parizione di Gesù e soprattutto la sua parola con la quale si identifica con la Chiesa, e la missione fu- tura di Paolo. Il primo di questi elementi può essere più immedia- tamente intuito anche da noi. Paolo rivendica il fatto di non essersi inventato tutto, perché, anzi, era tanto lontano dal diventare cristiano che piut- tosto stava perseguitando i credenti. Incontrare Gesù nella Chiesa Sulla strada, però, gli accade qualcosa di straordi- nario. Un inciampo nel percorso, che lo costringe a fermarsi e a ripartire con un’altra consapevolezza. Al centro dell’inciampo uno sconosciuto che gli parla con voce severa: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?» (At 9,4; 22,7; 26,14). La domanda sembra richiamare quella con cui Dio aveva chia- mato un giovanissimo Samuele, ignorante di Dio ma destinato a essere un sacerdote e profeta im- portantissimo, che avrebbe unto re prima Saul e poi Davide (1 Sam 3,10). E il verbo «perseguitare», ripetuto anche al versetto dopo, con insistenza, potrebbe anche significare «inseguire, perse- guire». Sembra quasi che Luca si diverta a dire che colui che sembrava voler cancellare dalla faccia della terra il nome cristiano, in realtà stesse fatico- samente e insistentemente cercando l’incontro con Gesù. © AfMC / Benedetto Bellesi - Good Shepher Seminary, Maralal
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