Missioni Consolata - Novembre 2019

NOVEMBRE2019 MC 41 ad accettare di lavorare per salari sempre più bassi, il mercante ha cercato di trasformarci in gladia- tori: lavoratori contro lavoratori in lotta per posti di lavoro sempre più scarsi. In passato il gioco al massacro venne evitato perché in- vece di combattersi, i lavoratori si allearono. Così riuscirono ad im- porre aumenti salariali, diritti sin- dacali, tutele previdenziali. Per tutti. Oggi dobbiamo fare lo stesso se vogliamo uscire dall’angolo. Ma il contesto si è fatto più difficile e servono nuove strategie. Un tempo, quando le economie erano più chiuse, la competizione si giocava fra lavoratori che pote- vano dialogare fra loro perché ap- partenevano agli stessi territori. E avevano capito che conveniva unirsi piuttosto che combattersi. Ma oggi che merci, capitali e inve- stimenti sono stati messi in libertà, la competizione si è fatta interna- zionale. Le imprese si comportano come avvoltoi che volteggiano in cielo pronti a gettarsi dove avvi- stano la loro preda. Che tradotto significa trasferimento della pro- duzione dove i salari sono più bassi e i diritti meno tutelati. Così abbiamo finito per sentirci in guerra col cinese, con l’indiano, col polacco e acclamiamo chi paventa guerre commerciali con paesi stra- nieri e applica riduzioni di tasse sui capitali per richiamare la produ- zione in patria. Salari minimi: dignità è vivibilità Il nostro progetto deve essere am- bizioso. Dobbiamo costringere a li- vello globale le imprese a mettere radici nei territori in cui si impian- tano perché, ogni volta che se ne vanno, gettano decine, se non mi- gliaia di famiglie nella dispera- zione. E poiché le differenze sala- riali sono il grande incentivo alla delocalizzazione, l’obiettivo su cui dobbiamo concentrarci è l’unifor- mità salariale. Certo non si può pretendere di avere contratti col- lettivi mondiali, né salari uguali in tutti i paesi. Ma si può cercare di ridurre le differenze spingendo tutti i paesi del mondo ad adottare gli stessi criteri per la definizione dei salari minimi. Criteri che per essere dignitosi non possono es- sere che quelli del salario vivibile, un concetto messo a punto dalla «Clean Clothes Campaign» ( vedi riquadro p. 42 ) secondo la quale il salario deve coprire quanto meno le spese per i bisogni fondamentali del lavoratore stesso, del coniuge e di due figli a carico. Se in Italia avessimo un salario minimo legale fissato secondo questo criterio non esisterebbe lo scandalo di contratti pirata che per le catego- rie più basse prevedono salari in- feriori ai sei euro all’ora. Non avremmo neanche lo scandalo di paesi con salari minimi legali ben al di sotto della soglia di vivibilità. In Ungheria ad esempio il salario minimo corrisponde appena al 22% di quello necessario per vi- vere dignitosamente, mentre in Bulgaria al 18%. Queste gravi sfa- sature non potrebbero esistere se il principio del salario vivibile fa- cesse parte integrante della nor- mativa internazionale. Ma si può sempre rimediare spingendo l’Or- ganizzazione internazionale del la- voro (Oil), l’organismo dell’Onu dedicato al lavoro, ad adottare una convenzione ad hoc. L’aspetto interessante è che dentro a que- sto organismo siedono anche i sin- dacati che potrebbero farsi pro- motori di una simile iniziativa. Una circostanza che permette anche a noi di giocare un ruolo attivo, por- tando la proposta dentro al sinda- cato in cui militiamo. Senza di- menticare che in attesa di una convenzione internazionale, po- tremmo attivarci per ottenere un’anticipazione almeno a livello di Unione europea. Il tempo pare propizio considerato l’impegno as- sunto dalla neo commissaria Ur- sula von der Leyen a favore di un salario minimo comunitario. Ma tutto dipende dai contorni che as- sumerà. Sarebbe un grave flop se, invece di affermare il principio del salario vivibile, ancora una volta trionfasse la logica dei costi e della concorrenza. L’avanzata dell’automazione L’altro grande nemico dell’occupa- zione è l’automazione. Per ammis- sione generale il settore che ne ri- sentirà di più sarà quello manifat- turiero, e per ironia della sorte i la- voratori maggiormente a rischio MC R • Lavoro | Salario | Sfruttamento | Equità • saranno quelli dei paesi di recente industrializzazione. Foxconn, l’a- zienda taiwanese che produce quasi la metà dei componenti elet- tronici destinati al consumo di massa e che ha tra i suoi clienti tutti i colossi del settore, da Apple a Mi- crosoft, ha già intrapreso una lenta, ma costante, marcia verso l’auto- matizzazione. Anche in ambito tessile sono stati messi a punto robot capaci di ta- gliare e assemblare vestiti ren- dendo superflui milioni di lavora- trici asiatiche e mandando contem- poraneamente in fumo i sogni di sviluppo occupazionale perseguiti da un paese come l’Etiopia che am- bisce a diventare la Cina dell’Africa. Uno studio condotto nel 2016 dall’Oil su Cambogia, Indonesia, Vietnam, Filippine e Thailandia, pre- vede che a causa della tecnologia, questi paesi avranno una perdita del 56% dei posti di lavoro. Pratica- mente tre su cinque. A fine Settecento, era sorto un vero e proprio movimento, il luddismo, contro l’avanzare della tecnologia che estrometteva manodopera. Ma il movimento venne sconfitto, le macchine continuarono ad avan- zare e la catastrofe non si palesò. Soprattutto a causa della crescita economica che assorbiva i fuoriu- sciti. Tutt’oggi il sistema propone questa ricetta come soluzione, di- menticando però, che non siamo più all’anno zero. Dopo due secoli di crescita galoppante, le risorse si sono assottigliate e i rifiuti accumu- lati: la crescita non è più possibile a meno di non volerci votare all’auto- distruzione. E allora non ci rimane che una strada, in parte già battuta nel passato. La necessità di ridistribuire Se di lavoro salariato ce n’è meno perché le macchine si sostituiscono a noi, dobbiamo accettare di vivere in una società dove pochi lavorano e molti fanno la fame oppure dob- biamo ridistribuire ciò che c’è. Con due opzioni possibili: la ridistribu- zione del lavoro o la ridistribuzione del reddito. Ridistribuire il lavoro significa creare lavoro per tutti tramite la ri- duzione dell’orario di lavoro. Ridi- stribuire il reddito significa garan- tire una sopravvivenza a tutti pre-

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