Missioni Consolata - Novembre 2019

NOVEMBRE2019 MC 27 Obama. Basta vedere il parco mac- chine circolante oggi negli Stati Uniti per rendersi conto di quanto positiva sia stata la politica di Obama: dal 2012 le compagnie au- tomobilistiche hanno dovuto ade- guare i nuovi motori a regole più severe sui consumi. Questo ha por- tato alla produzione di auto più piccole e performanti (entro il 2025 le auto di nuova immatricola- zione avrebbero dovuto avere un consumo di 23 km con un litro di benzina). Nel 2015 Obama, inoltre, aveva annunciato che gli Stati Uniti avrebbero ridotto, entro il 2025, le emissioni di gas serra del 26% ri- spetto al 2005. Il clamore dell’an- nuncio era stato salutato con otti- mismo da numerose organizza- zioni, ma «Obama ha giocato sporco», mi dice Cinthia, scienziata che lavora presso Worldwatch In- stitute . «Ha fatto promesse che sa- peva di non dover mantenere, vi- sto che pochi mesi dopo avrebbe lasciato il mandato. Nessuna eco- nomia mondiale può fare pro- messe del genere senza avere im- plicazioni insostenibili. In pratica Obama ha fatto la sua bella figura passando la patata bollente al suo successore, Clinton o Trump che fosse, sapendo che la sua sarebbe stata una scommessa persa in par- tenza». Del resto gli ambientalisti denun- ciano la politica di Barak Obama che ha limitato l’utilizzo di carbone come fonte di energia primaria, so- stituendola non con fonti rinnova- bili, ma con il petrolio, special- mente quello proveniente dal fracking per la gioia delle compa- gnie petrolifere, in particolare la Chevron, Exxon, ConocoPhillips. «Nonostante quello che si dice, du- rante l’intera amministrazione Obama gli Stati Uniti sono stati sal- damente al comando per produ- zione di CO 2 pro capite, superando abbondantemente anche la Cina», conclude, dati alla mano, Cinthia. Quel muro con il Messico Tuttavia, il punto più controverso del programma presidenziale di Trump, quello su cui molti media internazionali e l’opinione pubblica hanno focalizzato la loro atten- zione, è il famoso muro tra Stati Uniti e Messico. La questione dei migranti ispanici - chiamati di volta in volta da Trump stupratori, corrieri della droga, cri- minali - è stata il cavallo di batta- glia della politica interna ed ha preso il sopravvento nel pro- gramma presidenziale immediata- mente dopo le restrizioni agli in- gressi negli Usa per i cittadini di sette paesi musulmani. L’architetto di questa politica è un giovanissimo politico di origini bie- lorusse: Stephen Miller, classe 1985 e ghost writer di numerosi di- scorsi del presidente, tra cui quello con cui inaugurò la sua presidenza nel gennaio 2017. Ancora una volta l’opinione pub- blica, imboccata dai media, è esplosa nel denunciare la politica razzista e intollerante di Trump, ma in verità il muro non è un’in- venzione né un’iniziativa di que- st’ultimo presidente e, a sua difesa sono scesi in campo personaggi in- sospettabili come Isaac Newton Farris Jr., Alveda King, nipoti di Martin Luther King e Malik Obama, fratellastro di Barack. tico con il plauso, tra gli altri, delle Chiese evangeliche creazioniste. Questo ha incanalato verso il presi- dente l’approvazione delle compa- gnie automobilistiche perché non più soggette alla tassa sull’emis- sione di CO 2 e inquinanti. La poli- tica di Trump rischia, dunque, di vanificare il duro lavoro di conteni- mento degli inquinanti fatto da Qui accanto : l’ex presidente Barack Obama a un comizio. Qui sopra : Bernie Sanders, il candidato presidenziale della sinistra sta- tunitense. MC A # •Presidente Usa | Ius soli | Armi | Guerre commerciali | Tweet • © Benjamin Kerensa © Robbie Wroblewski

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