Missioni Consolata - Novembre 2019

NOVEMBRE2019 MC 17 MC A • Missione | Evangelizzazione | Missionarie della Consolata | Nuove aperture • appartenenti alle grandi religioni. I missionari e le missionarie della Consolata hanno raggiunto la Mongolia il 27 luglio 2003, stabi- lendosi nella capitale Ulaanbaa- tar, per imparare la lingua e pe- netrare nel tessuto sociale cultu- rale e religioso del popolo, per conoscere la realtà e i bisogni della gente mediante la vicinanza, il dialogo e l’amicizia. Il 19 settembre 2006 è stata aperta una nuova missione ad Ar- vaiheer, distante 420 chilometri dalla capitale. «Qui i missionari - racconta con emozione suor Ger- trudes Vitorino, mozambicana, che faceva parte del gruppo - pro- varono l’emozione e la gioia di pronunciare il nome di Gesù e di annunciarlo in mezzo a un po- polo, di religione buddista, che non aveva mai sentito parlare di Lui». Oggi in Mongolia i cristiani sono quasi un migliaio e ad Arvaiheer si è formata una piccola comunità con 30 battezzati. Se dai frutti si conosce la bontà dell’albero, viene spontaneo comparare lo stile di missione scelto in Mongolia a un albero buono, che ha dato frutti buoni: semplicità di vita e accoglienza, intensa preghiera, realizzazione di piccoli, ma significativi, pro- getti, come le docce calde pubbli- che, la scuola materna informale, il doposcuola e il cammino di cura per alcolisti. Nuove presenze in Asia Nel 2011 la decima assemblea ca- pitolare delle missionarie della Consolata - suprema autorità col- legiale dell’Istituto -, che aveva come motto «Sospinte dallo Spi- rito consolatore», invitò tutte le missionarie a «lasciarsi sfidare da nuovi orizzonti missionari con lo zelo e la disponibilità delle prime sorelle». Dopo riflessioni e ap- profondimenti si arrivò alla deci- sione di studiare la possibilità di aprire nuove presenze in Asia te- nendo conto di alcuni criteri: • L’Asia è il futuro della missione ( Redemptoris Missio, N. 91). • Noi siamo per i non cristiani ( Costituzioni MdC , art. 3). • La necessità di sostenere e rafforzare le poche presenze reli- giose in Asia. Perché in Kirghizistan e in Kazakistan? In fedeltà alla metodologia del fondatore, che inviò i suoi in Kenya dopo una lunga e accurata ricerca sulla possibilità di realiz- zare il fine dell’Istituto di «annun- ciare il Vangelo ai non cristiani», iniziò il cammino di raccolta di informazioni per capire dove si sarebbe potuta avviare una no- stra nuova presenza in Asia. Nelle ricerche vennero coinvolti mons. Savio Hon Thai Fai, segre- tario della Congregazione per l’E- vangelizzazione dei Popoli, e membri di altri istituti missionari già presenti in Asia. Su consiglio di questi esperti, fu- rono fatte ricerche in Cina, Indo- nesia, Bangladesh, Thailandia, Ka- zakistan, Kirghizistan. Nel corso del cammino, alla luce dei criteri che erano stati posti alla base della ricerca, la rosa dei paesi candidati andò assottigliandosi lasciando sul campo il Kazakistan e il Kirghizistan. I viaggi di esplorazione Due consigliere generali, suor Cecilia Pedroza e suor Lucia Bor- tolomasi, quest’ultima già mis- sionaria in Mongolia, visitarono diverse volte le due ex repubbli- che sovietiche dell’Asia centrale. Lì presero contatti con le autorità religiose e con alcuni gruppi di persone vicine alla piccola realtà di cattolici presenti in quei paesi, e valutarono che sarebbe stato possibile avviare nuove presenze secondo i criteri proposti dal Capitolo ge- nerale del 2011 e confermati nel Capitolo generale del 2017. Filmati, power point, foto, rela- zioni sulle ricerche fatte furono presentati più volte a tutto l’Isti- tuto rafforzando e confermando, da parte di tutte le missionarie, la bontà della scelta di avviare, entro il 2020, nuove presenze consolatine in Asia centrale.

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