Missioni Consolata - Novembre 2019

14 MC NOVEMBRE 2019 usare. Se posso, cerco di fare una scelta consapevole. Soprattutto adesso che anche io faccio la col- lector e che la plastica la vedo da vicino. Vivo con mia madre e con le mie sorelle in un villaggio vi- cino ad Hawassa, e anche a loro sto spiegando che se non fac- ciamo qualcosa rischiamo di affo- gare nella plastica. Grazie a que- sto lavoro riesco a guadagnare i soldi che mi servono per com- prare i libri. Ho diciotto anni, e voglio tornare a studiare a scuola». Come Barakat, altre dieci donne sono state inserite nel pro- getto di riciclo e sono riuscite a conquistare una fetta di dignità: alcune di loro riescono addirit- tura a integrare il loro lavoro col- tivando un piccolo orto e venden- done i prodotti. Altre allevano animali da cui riescono a ricavare cibo e latte, preziosi anche da ri- vendere. I supereroi del riciclo Oltre a operare sul campo, for- mando i collector , il progetto del Cifa, tramite i suoi operatori, sen- sibilizza gli studenti delle scuole, dove il terreno è più fertile. «En- triamo anche nelle scuole por- tando uno spettacolo teatrale che abbiamo studiato per sensibiliz- zare al rispetto dell’ambiente e all’importanza del riciclo - spiega Silvia Vanzetto, capoprogetto per il Cifa in Etiopia -. Anche le istitu- zioni hanno compreso l’impor- tanza e l’utilità del progetto e lo hanno accolto con grande favore. Ci sostengono, e per noi è davvero molto importante». All’interno del progetto le donne sono fondamentali. Proprio loro, spesso considerate a torto l’anello più debole della società, in parti- colare in Africa, hanno visto cam- biare radicalmente la loro vita. C’è chi è riuscita a conquistarsi una fetta di autonomia, addirittura con la possibilità di pagare le spese scolastiche per i propri figli. E so- prattutto c’è chi davvero sta com- prendendo che ciascuno di noi, anche in minima parte, può dire la sua nella lotta all’inquinamento ambientale. Come Seren, che di mestiere fa la parrucchiera. «Con- segno sempre la plastica ai collec- tors - ci spiega, orgogliosa -, e ho cambiato anche il mio stile di vita. Oltre a fare le treccioline alle donne del villaggio, da un po’ di tempo preparo anche la birra in casa. Riutilizzo le bottiglie il mag- gior numero possibile di volte, per non inquinare troppo. Quando non sono più adatte a contenere la birra, le consegno ai raccoglitori in modo che siano smaltite, e così riesco a dare una nuova vita alla plastica ancora prima di riciclarla». E poi ci sono i «supereroi», quelli che raccolgono la plastica dalle strade e rendono l’Etiopia meno esposta al rischio soffocamento da plastica. Un ruolo fondamentale, il loro, che è diventato famoso an- che grazie ai numerosi flash-mob che i ragazzi organizzano anche per strada. Le persone, incuriosite, si fermano, guardano e ascoltano. E spesso comprendono l’impor- tanza del rispetto per l’ambiente, che è un patrimonio davvero uni- versale e che merita tutte le tutele possibili. Lo spettacolo di cui ci ha parlato Silvia racconta le minacce della ETIOPIA Qui sotto : una bimba trascina un pesante sacco di bottiglie dalla discarica al centro di raccolta. Il progetto cerca di scoraggiare questi raccoglitori improvvisati minorenni, facendo attività di sensibilizzazione. Sopra : i coriandoli di plastica ottenuti dalle bottiglie recuperate, una volta selezionate e pulite. A destra : in una casa ad Hawassa, si serve il tipico caffè etiope. #

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