Missioni Consolata - Ottobre 2019
Librarsi A drien Candiard, domenicano francese, classe 1982, è una delle giovani voci più interessanti della Chiesa di oggi. Oltre a essere un apprez- zato autore di spiritualità (in Francia i suoi libri hanno ottenuto numerosi riconoscimenti), è anche un esperto di teologia islamica impegnato «sul campo» nel dialogo interreligioso. Dopo gli studi in scienze politiche alla prestigiosa Scien- ces Po di Parigi, entrato nello staff di Dominque Strauss- Khann per le primarie socialiste in vista delle presiden- ziali francesi del 2006, lo lascia in corsa a causa di posi- zioni divergenti sui temi etici. In quello stesso anno entra nell’Ordine domenicano e oggi vive al Cairo dove insegna all’Ideo, l’Istituto dome- nicano di studi orientali. L’abbiamo intervistato a partire da due sue recenti vo- lumi usciti in Italia per l’Editrice missionaria italiana: Pierre e Mohamed. Algeria, due martiri dell’amicizia , titolo an- che di uno spettacolo teatrale in scena in questi giorni in diverse località italiane, e Comprendere l’islam. O meglio, per ché non ci capiamo niente , un breve e interessante saggio sui pregiudizi, le fake news e le nostre incomprensioni rispetto alla religione musulmana. Il suo libro Comprendere l’islam parte da un paradosso. Lei scrive: «Più lo si spiega, meno lo si capisce». Perché è così difficile compren- derlo? È vero che non esiste un «unico islam»? «Non lo possiamo comprendere perché l’islam è una realtà molto complessa. È una realtà sociale, intellettuale, religiosa nata 14 secoli fa in un territorio amplissimo, e che nel tempo ha preso forme diverse. Noi molto spesso non vogliamo prenderci il tempo di capire questa com- plessità, vorremmo poterla spiegare con pochi concetti. Infatti l’errore che di solito facciamo è quello di conside- rare l’islam una realtà unica, monolitica, quando invece al suo interno ci sono correnti, dottrine, modi di vivere la religione diversissimi tra loro e che vediamo manifestarsi molto bene oggi nella crisi che l’islam sta attraversando. Parte di queste difficoltà sono causate dalle divergenze tra gli stessi musulmani». Di recente ha affermato che «prendersi il tempo di ascoltare i nostri vicini musulmani sulla loro fede è un modo per fare esperienza dell’islam». Lei pensa che nell’Europa di oggi, dove soffiano pericolosi venti nazionalisti e so- vranisti, si possa superare la reticenza nell’a- scoltare, comprendere e accettare chi ha una cultura, una lingua o una religione diversa? «Nella Bibbia l’espressione “non abbiate paura” è ripe- tuta oltre 365 volte, forse perché per l’essere umano è normale avere paura. La paura dell’islam, dell’immigra- zione, dei cambiamenti che stiamo vivendo in tutta Eu- ropa, sono normali, ma non dobbiamo disprezzare chi prova questi sentimenti, al contrario, dobbiamo prenderli sul serio. Queste paure vanno comprese, non devono però dominarci né dettare ciò che pensiamo, per questo è importantissimo incontrare persone diverse, fuori, per vedere che non sono soltanto dei musulmani, ma che hanno tante altre caratteristiche, e che alla fine sono de- gli esseri umani come noi. Quando si ha la possibilità di fare amicizia, e questo si può fare, non si vede solo un musulmano, si vede un’altra persona. Poi magari si sco- pre che le nostre paure erano un po’ troppo generiche». Perché nel suo libro e spettacolo teatrale Pierre e Mohamed ha scelto di raccontare l’amicizia tra il vescovo di Orano in Algeria e il suo auti- sta Mohamed, uccisi insieme nel 1996 da una bomba dei fondamentalisti islamici? «La loro mi sembrava una bella storia che ci parla di amicizia. Secondo me l’amicizia è una virtù anche cri- stiana - non solo , ma anche cristiana - ed è ciò che rende possibile l’incontro tra le religioni. A questo proposito: spesso mi viene chiesto se è possibile un dialogo tra le re- ligioni. Io rispondo di no, che il dialogo si stabilisce tra le persone, non tra le religioni. Questa storia di amicizia mi sembrava un bel simbolo da proporre in questi tempi. Ce n’è più che mai bisogno». Perché non ci capiamo niente? COMPRENDERE L’ISLAM Nato 14 secoli fa, l’islam presenta oggi forme diverse. Di solito facciamo l’errore di non darci il tempo per capire la sua complessità e di pensare di poterlo ridurre a pochi concetti. Ma l’islam non è una realtà monolitica, al suo interno ci sono correnti, dottrine, modi di vivere la religione diversissimi tra loro. Entrare in dialogo con i suoi fedeli è la strada maestra. Ne parliamo con il domenicano Adrien Candiard, studioso di islam residente in Egitto. PRENDI IL LIBRO E MANGIA di Chiara Brivio OTTOBRE2019 MC 81 MC R Il domenicano Adrien Candiard. #
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