Missioni Consolata - Ottobre 2019

gelo, solo attraverso il volto del Figlio si possono scoprire i contorni del volto «dell’unico e vero Dio» (17,3). In Gesù «noi possiamo vedere il Padre» (cf. 14,9) che ha la vita (cf. 6,44). Gesù è il punto focale verso cui tendere. Siamo chiamati a con- templarlo quale luce del mondo (cf. 8,12; 9,5) e ad assa- porarlo come pane che dà la vita e come acqua zampillante che spegne ogni nostra sete (cf. 4,14). CONTEMPLARE IL VOLTO Un’autentica spiritualità missio- naria consiste nel mettersi in cammino verso la Parola fatta carne per ascoltare le sue pa- role e per contemplare sul suo volto il volto del Padre. La spiritualità missionaria, se- condo il quarto Vangelo, è una profonda e genuina esperienza del Cristo. Solo raggiungendo una relazione spirituale e armo- niosa con lui, possiamo met- terci in cammino per incontrare i nostri fratelli e sorelle, pos- siamo sentirci inviati da lui per parlare delle meraviglie ope- rate dal Padre, per essere luce delle nazioni, e mostrare la via che conduce alla salvezza. È una spiritualità che mostra a tutti come il Cristo sia luce, vita e verità. Le nostre parole sa- ranno le parole di Gesù, che sono le parole del Padre. TESTIMONI OCULARI L’esperienza spirituale dei testi- moni oculari è il modello della spiritualità missionaria. Il prologo della prima Lettera di Giovanni contiene tutti gli elementi per una spiritualità missionaria, espressi in catego- rie sensoriali: «Noi vi annun- ciamo quello che era da princi- pio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo ve- duto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita [...] noi vi an- nunciamo quello che abbiamo visto e sentito, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT Cristo» (1,1.3). L’esperienza di ascoltare, ve- dere, toccare che Giovanni de- scrive per esprimere la comu- nione con Dio, è in linea con la realtà dell’incarnazione. Infatti, il Verbo si è reso visibile, tangi- bile, palpabile, e udibile. L’uso di tutti i sensi è necessario per un’esperienza totalizzante del Verbo incarnato. Per arrivare al Padre, dobbiamo passare attra- verso la realtà concreta del Gesù di Nazareth. Questa è l’e- sperienza che i testimoni ocu- lari hanno avuto. VISTA, UDITO, TATTO La visione, nel quarto Vangelo, è molto importante, in quanto permette di percepire la vera identità che si cela dietro la cortina fumogena dell’umanità di Gesù. La folla gli chiede: «Che segno operi perché pos- siamo vedere e quindi credere in te?» (6,30). Per incontrare la vera identità di Gesù, si ri- chiede la capacità di andare ol- tre la sua umana apparenza. Altrettanto importante nel quarto Vangelo è l’ascolto: Gesù va ascoltato perché «egli viene dall’alto», e viene per rendere testimonianza di quanto ha visto e udito dal Pa- dre (3,31-32; 8,40). Di conse- guenza i veri discepoli di Gesù devono disporsi all’ascolto at- tento di quanto il loro Maestro dice. Come Gesù ha ascoltato la voce del Padre, così ora i di- scepoli devono ascoltare Lui, perché le sue parole e la sua voce sono il riverbero delle pa- role e della voce del Padre. Non si dimentichi che nel Nuovo Testamento il discepo- lato scaturisce dall’ascolto. Si pensi ai due discepoli del Batti- sta, che iniziano a seguire Gesù dopo aver ascoltato le parole del loro maestro. Non meno importante in Gio- vanni è l’esperienza tattile. I di- scepoli hanno toccato e acca- rezzato il Verbo della vita, e da questa esperienza nasce la loro certezza che l’incarnazione non è immaginazione, fantasia, ma realtà storica e concreta. Il verbo usato da Giovanni, psela- fao , si ritrova anche alla fine del Vangelo di Luca, quando Gesù invita gli Undici a toccare, acca- rezzare il suo corpo per ren- dersi conto che egli non è uno spirito (cf. Lc 24,39). COMUNICARE LA VITA Una simile esperienza descrive quanto profonda e intima è la comunione che i discepoli hanno con il Maestro. Questo è richiesto anche a quanti vo- gliano diventare veri discepoli dell’uomo di Nazareth. Si accarezza il Verbo della vita per comunicare la vita agli altri. Il centro dell’esperienza spiri- tuale e missionaria nel quarto Vangelo è senza dubbio la per- sona di Cristo. Il vero e genuino discepolo, prima di proclamare l’evento Cristo e far germinare negli altri la fede nel Verbo, deve aver avuto una profonda e rigenerante esperienza del Gesù della storia. Antonio Magnante © Af MC_Rinaldo Do_RD Congo

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