Missioni Consolata - Ottobre 2019

OTTOBRE 2019 MC 65 zione fra i popoli @ , emergeva una preoccupazione: «Spesso», recita la nota, «l’attenzione è assorbita dalle esigenze tecniche dei pro- getti a scapito dell’ispirazione cri- stiana che deve essere sostenuta in modo costante». Detto in modo più rozzo ma immediato, la Cei raccomanda ai laici cristiani che vanno in missione di ricordare sempre che scavare un pozzo non è il fine ultimo del loro mandato. Il pozzo è solo lo strumento. Sono stati mandati a scavare un pozzo perché la povertà dei fratelli privi di acqua grida vendetta al co- spetto di Dio, e contraddice il messaggio di salvezza e libera- zione che suo Figlio ha portato agli uomini a costo della sua stessa vita, un messaggio di cui è nostro dovere di cristiani farci portatori, anche - ma non solo - attraverso le opere concrete. La stessa nota sottolinea, richia- mando l’enciclica Sollicitudo Rei Socialis del 1987, che «gli insuc- cessi degli ultimi decenni negli con parole diverse, ma anche un confine di intraducibilità che non può - e nemmeno deve - essere forzato. Cooperazione: una parola, due significati Nella maggioranza dei casi, all’o- recchio di un missionario cattolico la parola «cooperazione» arriva come l’abbreviazione dell’espres- sione «cooperazione missionaria fra le Chiese». Per un operatore della coopera- zione fuori dal mondo ecclesiale, viceversa, la stessa parola sottin- tende l’espressione «coopera- zione allo sviluppo» o «coopera- zione internazionale». Il fatto che per un religioso la coo- perazione sia prima di tutto mis- sionaria , significa che la vede come un modo per realizzare la missione della Chiesa, che - si legge nel decreto Ad Gentes del Concilio Vaticano II del 1965 @ -, a sua volta, è la crescita «nella sto- ria della missione del Cristo, in- viato appunto a portare la buona novella ai poveri». L’annuncio della buona novella è l’evangelizzazione, e la coopera- zione missionaria ne è uno degli strumenti, non il fine. Già nel 1990, in una Nota pasto- rale della Conferenza Episcopale Italiana dal titolo I laici nella mis- sione ad gentes e nella coopera- sforzi di accrescere il benessere dei popoli mostrano che lo svi- luppo non si può basare su una semplice accumulazione di beni e di servizi». Lo sviluppo autentico, per la Chiesa, è lo sviluppo inte- grale, «volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo» ( Po- pulorum progressio ), anche della sua sfera spirituale e morale. Se per i cristiani la cooperazione è uno degli strumenti per conti- nuare la missione del Cristo che parte da Dio e si irradia nella rela- zione fra le Chiese locali; per il mondo non ecclesiale è, invece, una relazione che parte dalle co- munità umane definite a partire dalla loro organizzazione statale, e che ha come obiettivo lo svi- luppo, pur con tutte le declina- zioni e riformulazioni che il con- cetto ha attraversato nell’ultimo cinquantennio. Non potrebbe essere più chiara la direzione divergente delle spinte che muovono queste due idee di cooperazione. MC R • Cooperazione | Missione | Volontariato | Sviluppo | Concilio • In queste pagine : riproduzione di testi di MC su temi di cooperazione e volontariato. A sinistra : un articolo su Laici e Missione pubblicato mentre era in discussione la bozza del decreto Ad Gentes sulla missione della Chiesa, approvato dal Concilio Vaticano II il 7/12/1965, il giorno prima della sua chiusura (da MC maggio 1965). Qui a sinistra : lettere dal Kenya al Cuamm, il Collegio universitario aspiranti medici mis- sionari fondato nel 1950 (da MC luglio 1966). Qui sotto : uno dei primi articoli di riflessione post conciliare sulla relazione tra «evangeliz- zazione e attività sociale» in missione (da MC 9/1967). #

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=