Missioni Consolata - Ottobre 2019
BRASILE Dopo una notte in bus, al mattino raggiungo Boa Vista, capitale dello stato di Roraima. Per raggiungere Catrimani A Boa Vista operano alcune com- pagnie di piccoli aerei (quasi sem- pre Cessna) che monopolizzano il mercato: il business è grosso. Non certo per merito dei pochi missionari, però. A parte qualche eccezione, non sono loro a volare nella Terra indigena Yanomami. Sono (purtroppo) i garimpeiros e coloro che stanno dietro il malaf- fare minerario. Va ricordato che, in linea teorica, chiunque voglia entrare in terra indigena do- vrebbe chiedere il permesso alla Funai 1 . Negli anni Ottanta-Novanta, du- rante le invasioni del territorio ya- nomami e ye’kwana, vennero identificate 82 piste d’atterraggio clandestine 2 . Quante siano oggi è difficile dirlo anche perché le ope- razioni di contrasto sono molto più blande che nel recente pas- sato. Perché - viene da chiedersi - an- dare alla Missione Catrimani con un aereo? Perché raggiungerla via fiume è pericoloso a causa della presenza delle rapide. Rag- giungerla via terra è invece lungo e difficile: sono 5 giorni di cam- mino con esperte guide indigene. Tuttavia - occorre sottolinearlo con forza -, è un bene che vie semplici da percorrere non ce ne siano: una strada sarebbe la fine di tutto, come ha dimostrato la devastante esperienza della Peri- metral norte , la via oggi abbando- nata che portò morti e distru- zione a metà degli anni Settanta. Dalla savana alla foresta Il decollo è tranquillo, favorito da una giornata relativamente lim- pida. Schiacciato sullo stretto se- dile posteriore, alla mia sinistra una pila di scatole di cartone con- tenenti non so cosa e un paio di sacchi di yuta con alimenti, i piedi posti sopra le nuove batterie so- lari per la missione, accompa- gnato dal pigolio continuo delle decine di pulcini che, chiusi all’in- terno di uno scatolone bucherel- lato, viaggiano nel vano bagagli sulla coda del Cessna, in tutto questo ammiro (e filmo) il pano- rama sotto di noi. I primi 15 minuti di volo mostrano un paesaggio dominato dal la- vrado , la savana amazzonica. Poi, l’ecosistema cambia: inizia la fore- sta e qualche rilievo, che può su- perare i 1.000 metri d’altezza. Sono le propaggini della Serra da Mocidade, dai missionari chia- mata Serra dos Opik ɨ theri per ri- cordare i loro veri abitanti. Da qui in avanti inizia la Terra indigena yanomami (Tiy). Ecco il fiume Catrimani, che - lo raccontò negli anni Sessanta pa- dre Silvano Sabatini nei suoi ap- passionati reportage 3 - sarebbe un punto di riferimento se non fosse che il giovane pilota del Cessna ha un Gps portatile (posato sulle sue ginocchia). Ecco alcune maloche ( yano ) ed ecco la Missione Catrimani. Il Ces- sna fa alcune virate per mettersi in condizione di atterrare sulla pista in terra battuta. La pista della Missione Catrimani, costruita dai padri Bindo Meldo- lesi e Giovanni Calleri, venne uffi- cialmente inaugurata il 7 marzo 1966, quando vi atterrò il primo Qui sotto: suor Noemi del Valle Mamani ( a sinistra ) e suor Giovanna Geronimo ( a destra ) con padre Corrado ai lati del logo della Missione Catrimani. | A sinistra : le costruzioni della Mis- sione Catrimani viste dalla pista aerea. | In alto : la casetta che ospita cucina e refettorio. #
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