Missioni Consolata - Ottobre 2019

MISSIONE È GIOIA OTTOBRE2019 MC 47 D ANGELO CASADEI: CAQUETÀ - NEL POSTO PIÙ BELLO DEL MONDO La missione ti cambia e ti fa camminare selva in agonia, imparare dagli stessi popoli origi- nari che per millenni hanno saputo convivere in un perfetto equilibrio con la creazione, chiedendo «permesso» alla Madre Terra quando per alimen- tarsi, vestirsi, costruire la maloca (la casa comuni- taria) la «feriscono». La missione è come un corpo vivo in continua evo- luzione, che ti pone delle domande, ti cambia e ti fa camminare. Spetta a ciascuno di noi lasciarsi guidare. La strada è lunga, a volte faticosa, sembra di non vedere l’orizzonte ma fino adesso ne è valsa la pena. Chiedo al Signore che mi doni la salute e la forza di continuare. Nel mio cuore sono contento. Dopo 45 anni da quando ho conosciuto il primo missionario della Consolata che veniva dall’Amazzonia brasi- liana, oggi mi trovo nell’Amazzonia colombiana. A volte ho paura di essere svegliato da questo bel- lissimo sogno: la missione in mezzo a persone sem- plici, con le loro difficoltà, però con tanti valori evangelici che mi animano nel continuare in questo cammino missionario, che non è mio ma è la strada (qui dove le strade sono rare) che ho ricevuto dal Signore fin dal seno di mia madre. Grazie Dio Padre per questa grande vocazione che è la stessa che hai dato a tuo Figlio Gesù: annun- ciare al mondo il tuo Regno di giustizia, pace, soli- darietà e rispetto della creazione. Padre Angelo Casadei Padre Angelo Casadei. È di Gambettola (Fc), classe 1963. La sua famiglia da sempre profon- damente cristiana ha trasmesso ai figli i valori della solidarietà verso i poveri vicini e lontani. Sono quattro fratelli. Il maggiore è Tarcisio, con il quale ha conosciuto, quando aveva 11 anni, i missionari della Consolata che hanno una casa nel suo paese. Tarcisio in seguito si è sposato e ha una bella famiglia con quattro figli e una brava moglie. C’è poi suo fratello minore, Ga- briele, anche lui missionario della Consolata ora in Mozambico, e Giovanna che con molto amore accudisce i loro anziani genitori. Q uando facevo la 5ª elementare, un missio- nario che operava nella selva amazzonica ci ha raccontato episodi della sua vita in quei luoghi, ne sono rimasto affascinato e immaginavo che la missione fosse una grande avventura. Sono entrato quindi nel seminario minore di Gam- bettola dove, sperimentando la vita comunitaria e leggendo la Parola di Dio, ho scoperto come la mis- sione sia l’annuncio di Gesù Cristo. Proseguendo, per terminare gli studi di teologia sono stato inviato in Colombia e ho scoperto che la missione non è solo «un dare» ma anche cercare di scoprire i valori evangelici presenti nelle culture dei popoli dove Cristo è arrivato prima di noi. In America Latina ho capito che la missione non è solo dei consacrati, ma di tutta la Chiesa, di ogni battezzato. Ho imparato a lavorare con i laici mis- sionari, che hanno collaborato in tutti gli impegni di servizio che l’Istituto mi proponeva. Credo nella co- munione e partecipazione dei laici nella missione della Chiesa. Oggi la missione la vivo nel posto più bello del mondo: nella selva amazzonica colombiana, un tempo considerata «la periferia del mondo», oggi «piazza centrale». Molti occhi sono puntati su que- sto giardino stupendo: chi per proteggerlo, chi per sfruttarne l’abbondante acqua e le immense ric- chezze del suolo e sottosuolo. Noi missionari della Consolata siamo arrivati nella selva amazzonica colombiana nel 1951 accompa- gnando la colonizzazione e le comunità indigene sfruttate e spesso maltrattate, mentre oggi la no- stra presenza consiste nell’ascoltare il grido di una

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