Missioni Consolata - Ottobre 2019

gli il favore, esponendosi solo a rischi (Lc 23,50- 53), così qui uomini pii, nel pieno della persecu- zione di Saulo, non abbandonano la salma di Ste- fano. Luca sembra quasi dirci che, sì, la persecuzione c’è, il male si sente, il caos ci travolge. Ma in realtà, al cuore delle cose, resta la serenità, perché Dio non abbandona i suoi. Quasi con noncuranza, poi, mentre parla della per- secuzione, ci offre un’altra informazione che po- trebbe sfuggirci, ma è sorprendente: «Tutti, ad ec- cezione degli apostoli, si dispersero nelle regioni della Giudea e della Samaria» (At 8,1). Luca, evi- dentemente, ci invita a trasformarci in detective e farci lettori astuti, per cogliere almeno due aspetti. Perché mai, se scoppia una persecuzione contro la chiesa, proprio gli apostoli dovrebbero essere la- sciati in pace? Che fossero loro i capi si sapeva, erano già stati convocati e rimproverati più di una volta (cfr. At 4,1-7; 5,17-18.26-41). Quindi, come è possibile che stavolta nessuno li sfiori? Evidente- mente la persecuzione non è contro tutti i cristiani, ma contro quelli come Stefano: a essere attaccati sono gli ellenisti, i cristiani di lingua greca. E se la persecuzione è violenta (At 8,1) e gli apo- stoli sono risparmiati, c’è da pensare, con tristezza, che i cristiani ebrei non abbiano mosso un dito o detto una parola in difesa di Stefano. Lo avevamo già visto (At 6,1-4): le divisioni sociali che i cristiani trovano, e che dovrebbero superare, e che sanno che dovrebbero superare («Non c’è greco o giudeo..., ma Cristo è tutto in tutti», Col 3,11) in realtà contagiano anche la chiesa. C’è del male che accerchia la chiesa da fuori, ma anche qualcosa di non buono, non perfetto dentro la chiesa stessa. Verrebbe da dire: allora come oggi, nulla di nuovo sotto il sole. Proprio per questo, però, questa pa- rola risulta tanto preziosa per noi oggi: quella chiesa perfetta, in realtà perfetta non era, ci asso- miglia, anche se resta comunque il nostro modello. E c’è una consolazione in più: la persecuzione di- venta l’occasione per disperdersi in Galilea e Samaria, dove i perseguitati non smettono di annunciare il Vangelo, facendolo diffon- dere. Luca svilupperà le diverse tappe di apertura al mondo non ebraico, ma la- scia intendere che il tutto è stato messo in moto dalla persecuzione: prima di al- lora i credenti si erano radunati a Ge- rusalemme, quindi si disperdono ovunque. La persecuzione è un male, ma Dio riuscirà a sfruttare l’occasione per diffondere ancora di più la propria parola. Luca ci ac- compagnerà nell’opera dello Spi- rito che si muove sulle strade, a volte molto storte, della storia. E noi lo seguiremo. Angelo Fracchia (8. continua) nelle dinamiche della storia che non sembrano mi- racolose. Anche noi, da qui in poi, proveremo a seguire en- trambi i filoni. In questo numero procediamo poco nella lettura degli Atti, ma queste indicazioni ci ser- viranno a camminare più velocemente in futuro. La persecuzione e l’annuncio (At 8,1-4) Luca, utilizzando poche parole, allarga lo sguardo come a vedere un intero panorama, che il lettore astuto potrebbe già cogliere. «Saulo approvava l’uccisione di Stefano» (8,1). È una delle storie più sorprendenti e note della prima generazione cristiana: il grande persecutore che diventa il più fervente apostolo del vangelo. Nulla di nuovo: queste storie di stravolgimento di ruoli piacciono all’umanità di ogni tempo e luogo. Tra l’altro, Luca aveva già detto che Saulo, pur non prendendo fisicamente parte al linciaggio, era pre- sente alla morte di Stefano e dalla parte dei suoi persecutori (At 7,58). Subito dopo, ripeterà che Saulo cercava di distruggere la chiesa (8,3). Perché procedere con tanto disordine e insistenza? Non bastava dire le cose una volta sola? Non si poteva cercare di mettere tutte insieme le informazioni ri- guardanti Saulo? Verrebbe da pensare che Luca non sappia scrivere... o che sappia scrivere fin troppo bene. L’inizio dell’ottavo capitolo di Atti, infatti, ci parla della persecuzione a cui partecipa anche Saulo, ma in mezzo ci infila la sepoltura di Stefano, compiuta da uomini pii. È come se nell’occhio del ciclone che investe la chiesa ci sia comunque serenità. Strage e caos ovunque, ma in mezzo c’è chi può occuparsi del cadavere di Stefano. Come dopo la morte di Gesù veniamo a sapere che, persino nel sinedrio, c’è un uomo buono che prende posizione per un condannato a morte, che non poteva più restituir- Una Chiesa in uscita 34 MC OTTOBRE2019 © The Seed / Lapidazione di Stefano, china di Paul Mwangi

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