Missioni Consolata - Ottobre 2019

MC R vero possibile. Secondo alcuni (pochi) rabbi, era del tutto lecito, in quanto c’erano già degli esempi nella Bibbia. Secondo altri, si poteva fare ma il nuovo ebreo sarebbe comunque rimasto in qual- che modo un ebreo di serie B , anche se beneficiario delle promesse di Dio. Altri ancora, la maggio- ranza, e coloro che poi avrebbero segnato il cam- mino dell’ebraismo successivo, sostenevano in- vece che chi era affascinato dalla Bibbia e dalla re- ligione giudaica poteva aderire ad alcuni, pochi, precetti, ma non poteva/doveva essere circonciso. Questi osservanti senza circoncisione, che face- vano comunque la volontà divina ed erano amati dal Signore, venivano definiti timorati di Dio (come il Cornelio di Atti 10), mentre i non ebrei che si erano fatti circoncidere erano detti proseliti . In questo contesto, i cristiani, all’inizio della loro storia, sembrano essere un movimento ebreo esa- geratamente aperto, perché ai nuovi aderenti che vengono dai pagani non solo non è richiesta la cir- concisione ma non è neppure chiesto di rispettare i sette precetti di Noè , precetti che si pensava fos- sero stati affidati da Dio a Noè (erano il divieto 1. di essere idolatri, 2. di bestemmiare, 3. di uccidere, 4. di rubare, 5. di commettere incesto e 6. di utilizzare carne di animali vivi, oltre all’impegno a 7. darsi tri- bunali giusti). Potevano ancora essere detti ebrei? I giudei del primo secolo ci mettono un po’ a fis- sare l’attenzione su questo nuovo gruppo (erano numerosissimi i gruppetti di ogni tipo...), ma dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme, nel 70 d.C., cominciano a rendersi davvero conto che sono qualcosa di diverso, e iniziano a scacciare i cristiani dalle sinagoghe. Questo perché comin- ciano a rendersi conto che circa la metà, e forse di più, dei cristiani - che fino allora sembravano uno dei tanti gruppi ebraici -, non sono circoncisi. Come era successo questo stravolgimento? Chi ne era responsabile? Forse quel Paolo di Tarso che era così attivo nel propagare «la nuova via» in ogni comunità della diaspora? Era forse diventato un eretico? Come gli erano venute in mente certe idee? Il programma di Luca Che Paolo sia un personaggio fondamentale nella prima generazione cristiana, lo sa anche Luca: di fatto, gli dedica due terzi degli Atti degli Apostoli. Che ci sia Paolo dietro alla consapevolezza che i fra- telli di Gesù non potessero restare solo ebrei, non lo nega neanche Luca. Ma il nostro autore è sicuro che non si sia trattato di un progetto umano, che dietro a tutto ciò che è accaduto si sia mosso lo Spi- rito di Dio. E gran parte del progetto degli Atti degli Apostoli serve esattamente a dimostrare questa tesi. Peraltro, Luca è uno storico intelligente, e decide di replicare quello che facevano spesso gli storici di corte dell’antico Vicino Oriente. Questi, quando scrivevano delle storie, avevano due obiettivi: pre- sentare nella migliore luce possibile la dinastia per la quale lavoravano, come forma di propaganda, ma nello stesso tempo dare degli indizi per la rico- struzione precisa di quella stessa realtà, così che gli scribi di palazzo futuri potessero servirsene con correttezza, senza farsi ingannare dalla propa- ganda. Luca fa lo stesso: da una parte racconta che l’aper- tura del cristianesimo al mondo dei gentili (ossia degli abitanti che venivano dalle genti, e non dal popolo ebraico) non è stata un’iniziativa di Paolo, ma di Dio. Gli Atti lo raccontano in modo chiaro, e sarà un filone che seguiremo. Ma nello stesso tempo Luca sa che Dio non interviene nella storia utilizzando gli uomini come dei burattini e il mondo come un teatro, ed è consapevole che le dinamiche storiche potrebbero anche essere spiegate in ter- mini puramente umani, e ci dà quindi gli strumenti per ricostruire gli avvenimenti. L’uno non nega l’al- tro: chi pensa semplicemente che Dio muova la sto- ria, indirizzandola sui percorsi che Lui vuole, non è lontano dal vero, benché forse sia un po’ semplici- sta. È più corretto dire che Dio agisce all’interno di una storia che comunque sembra seguire le sue lo- giche. Fuori della logica di fede si potrebbe anche dire che la storia dipende solo dal caso; ma da den- tro, invece, il credente vede Dio all’opera anche © AfMC / Benedetto Bellesi - Gerusalemme, panoramica

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