Missioni Consolata - Ottobre 2019
Una Chiesa in uscita COSÌ STA SCRITTO - Atti degli Apostoli di Angelo Fracchia, biblista 8. Per decodificare il libro degli Atti P erché si scrive un libro? Qualcuno potrebbe rispondere «per guadagnarci», ma sap- piamo che questo è sempre meno vero per- sino oggi, figuriamoci nell’antichità quando non esisteva il diritto d’autore. Chi scriveva un li- bro, al limite poteva sperare di ottenere dei bene- fici in conseguenza della diffusione dello scritto, perché sarebbe stato accolto in cerchie importanti, perché la sua scuola filosofica sarebbe stata più nota e quindi più frequentata... ma non sarebbe stato pagato per la scrittura. Ieri, ancora più che oggi, quindi, si scriveva perché si aveva qualcosa da raccontare. Spesso, però, il contenuto più importante del racconto non è di- chiarato esplicitamente. Manzoni scrive I promessi sposi certamente per offrire un modello di lingua italiana utilizzabile da tutti, probabilmente anche per attaccare potenze straniere che opprimono la Lombardia o l’Italia senza però citare gli austriaci, e, forse, persino per ricordare che la provvidenza agisce nel mondo. Di questi tre, però, solo l’ultimo tema è menzionato nel libro, ed esclusivamente alla fine, eppure non è difficile ammettere che tutti e tre sono presenti nell’opera. La situazione della chiesa di Luca Anche Luca, nello scrivere gli Atti degli Apostoli, narra alcune vicende (non tutte) della prima chiesa cristiana, ma ha in mente soprattutto una que- stione, quella che ovviamente è percepita come un impaccio da tanti e per questo resta quasi sempre sottintesa, anche se probabilmente è la più impor- tante e presente di tutte (il rapporto tra ebrei e gentili ). Gesù era un ebreo a tutti gli effetti. Solo raramente si era avventurato fuori dalla Palestina, e quando l’aveva fatto si era mostrato perfino restio a fare qualcosa per i non ebrei (v. l’episodio della donna sirofenicia: Mc 7,25-30; Mc 15,21-28). La primissima comunità cristiana non solo prosegue quel medesimo stile, ma addirittura i suoi discepoli, in gran parte galilei, non tornano nella propria re- gione d’origine - a parte una breve puntata (cfr. Gv 21). Si fermano a Gerusalemme e vanno ogni giorno nel tempio (cfr. At 3,1-3): si direbbe che siano diventati più realisti del re. Però già pochissimi anni, anzi, mesi dopo, il movi- mento cristiano si riempie di persone provenienti dal paganesimo, peraltro senza che sia chiesto loro di farsi circoncidere. La questione viene spesso riassunta come se il punto principale sia «circoncisione sì o circonci- sione no», perché quello è il simbolo più evidente dell’adesione al popolo d’Israele (cfr. Gen 17,11-14; Es 12,43-45), un atto speciale, appunto, per certifi- care che qualcuno è inserito nel popolo ebraico, ne rispetta la legge per intero e viene considerato a tutti gli effetti ebreo . Al tempo di Gesù si discuteva se per un gentile, di- ventare ebreo attraverso la circoncisione fosse dav-
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=