Missioni Consolata - Ottobre 2019
26 MC OTTOBRE 2019 RD CONGO Dalle elezioni alla formazione di un nuovo governo Alternanza? Sì, no, forse Le elezioni del dicembre 2018 hanno dato al Congo un nuovo presidente, dal cognome famoso, ma senza maggioranza parlamentare. Da allora sono passati otto mesi alla ricerca di un difficile consenso tra gruppi politici, per governare uno dei paesi più ricchi di materie prime del continente. F orse ci siamo. La Repubblica democratica del Congo avrà, infine, il suo nuovo governo. La lista dei suoi 65 membri è stata resa pub- blica il 26 agosto. Da ormai sette mesi, dal suo insediamento, il 25 gennaio scorso (in seguito a elezioni presidenziali, legislative e amministrative), il nuovo presidente della repubblica Félix Tshisekedi, tenta di costituire il governo (l’Rdc è una repubblica presidenziale). Tshisekedi è il figlio di Etienne, l’e- terno oppositore che non è mai riuscito a conqui- stare il potere, se non per alcune brevi esperienze di governo come primo ministro. Etienne dopo aver perso l’ultima sfida nel 2011 contro Kabila, è morto il primo febbraio del 2017. Félix ha vinto a sorpresa le elezioni presidenziali, molto contestate in realtà, alla testa del partito fon- dato da suo padre, l’Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (Udps), facente parte del più vasto gruppo politico Cap pour le changement (Cach). Nel frattempo il Fronte comune per il Congo (Fcc), la coalizione dell’ormai ex presidente Joseph Kabila, ha vinto massicciamente le legislative e le amministra- tive, assicurandosi una maggioranza confortevole all’Assemblea nazionale e al Senato (le due camere del parlamento congolese). Tshisekedi ha dunque dovuto intavolare un nego- ziato con gli ex padroni del paese per tentare di creare un governo. «Il contesto politico è cambiato in Rdc - scrive il Gruppo di studio sul Congo dell’Università di New York -. Joseph Kabila anche se è ancora potente, con una maggioranza parlamentare schiacciante, non è più l’uomo forte di Kinshasa. L’ex presidente non ha più l’ultima parola su tutto». J oseph Kabila era salito al potere il 26 gennaio del 2001, alla morte di suo padre Laurent-Dé- siré Kabila, ucciso da una sua guardia del corpo in circostanze ancora da chiarire. Era in corso la co- siddetta Seconda guerra del Congo (1998-2003). Laurent-Désiré aveva guidato una ribellione appog- giata da Burundi, Rwanda e Uganda, che aveva por- tato a rovesciare il presidente-padrone del paese Mobutu Sese Seko nel maggio del 1997, durante la Prima guerra del Congo (1996-1997). In questa occa- sione Kabila padre aveva cambiato il nome dello Zaire nell’attuale Repubblica democratica del Congo. Joseph ha quindi mantenuto il potere, conquistato con la forza, confermandolo con due elezioni succes- sive (2006 e 2011). Il suo ultimo mandato, non rinno- vabile, sarebbe scaduto nel dicembre del 2016, ma lui ha rinviato progressivamente le elezioni, eliminando anche i potenziali oppositori, come Moise Katumbi, costretto all’esilio in Belgio, e limitando la libertà di stampa. Una deriva anticostituzionale che ha causato rea- zioni della società civile che, a più riprese, ha chiesto al leader di lasciare il potere. In particolare la chiesa cattolica si è posta inizialmente come mediatrice, tra il presidente e l’opposizione, ottenendo la promessa di Kabila di organizzare elezioni a fine 2017. In se- guito, visto che l’impegno non veniva mantenuto, la chiesa ha organizzato manifestazioni pacifiche a cui hanno aderito molti cristiani e i leader dell’opposi- zione, per chiedere il rispetto degli accordi. Il 31 dicembre 2017 una di queste manifestazioni è stata prima ostacolata e poi repressa dalle forze dell’ordine. Si sono registrati 6 morti, 57 feriti e 111 arrestati, secondo la Monusco (Missione della Na- zioni Unite in Congo). Il confronto tra il potere di Kinshasa e la chiesa cattolica congolese si era fatto duro. F inalmente, con molte difficoltà, anche logisti- che, in un paese di 2,5 milioni di km 2 scarsa- mente collegato e con 45 milioni di elettori, le consultazioni si sono svolte nel dicembre del 2018. Le urne, come detto, hanno restituito una situazione complessa e le due coalizioni hanno faticato a tro- vare un accordo. Nel maggio scorso il presidente ha nominato Sylvestre Ilunga Ilunkamba primo mini- stro, e questi ha lavorato per produrre una lista di ministri gradita a entrambi i gruppi politici. Su 65 posti ministeriali (ministri e sottosegretari), 23 vanno alla coalizione di Tshisekedi, Cach, e 42 a quella di Kabila, Fcc. Alla prima vanno i dicasteri dell’Interno e Affari esteri, alla seconda Giustizia, Di- fesa e Finanze. Intanto la società civile denunica un incremento di casi di appropriazione indebita di fondi a livello dei ministeri, negli ultimi otto mesi. Ma.Bel.
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