Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2019

A ll’inizio, nel 1901, l’Allamano pensò alla fondazione di un istituto di missio- nari sacerdoti e fratelli coadiutori. Alle missionarie pensò in seguito. Già nel 1903, però, inviò in Kenya alcune suore Vincenzine del Cottolengo perché la collaborazione della donna si dimostrò subito indispensabile in missione. Nel 1910, rendendosi conto che il Cottolengo non poteva più soddisfare le ri- chieste sempre crescenti di missionarie, l’Al- lamano, sostenuto dal consiglio del suo arci- vescovo, del prefetto di Propaganda Fide e addirittura del papa Pio X, si decise a fondare un proprio Istituto di suore. Finché lui fu in vita, quando si parlava di «Istituto della Con- solata», si intendeva sia quello dei missionari che quello delle missionarie. Come spiegò lui stesso a una missionaria: «Le due comu- nità sono divise sì, ma sono una cosa sola: hanno lo stesso padre, lo stesso spirito, lo stesso scopo». Il primo indimenticabile incontro È interessante notare come molte missiona- rie non abbiano dimenticato il primo incon- tro con l’Allamano. Dopo anni, vollero tra- smettere quella loro impressione, per testi- moniare l’atmosfera serena e accogliente che il padre sapeva creare quando una figlia si presentava a lui chiedendo di poter essere accettata nell’istituto. I loro ricordi formano tanti bozzetti pieni di simpatia. Qui ne riporto solo due, molto simili e piuttosto curiosi. La giovane Maria Teresa, poi sr. Teodora, dopo la visita dei medici, temeva di non es- sere accettata per salute. Venne tranquilliz- zata: «Sai cosa hanno detto i dottori? Che tu hai una salute d’acciaio; perciò sta tranquilla che è proprio quella che si richiede per es- sere missionaria». Al padre, quando accom- pagnò la figlia qualche giorno dopo, do- mandò: «È contento di darla a Dio?». Il padre non ebbe dubbi e rispose subito di sì, ag- giungendo in modo scherzoso, perché, sup- poneva, non avrebbe avuto noie dal nuovo PADRE DI MISSIONARIE genero (Gesù). L’Allamano comprese la bat- tuta e, sorridendo, gli mise la mano sulla spalla: «Bravo, questo spirito di fede mi piace». Invece il padre della giovane Angela, poi sr. Romana, si dimostrava in disaccordo con la figlia. Quando si presentò, l’Allamano si accorse della sofferenza di questo padre e, con parole scherzose, lo rasserenò: «Papà, papà, vi fate un genero (Gesù) che non verrà mai più a lamentarsi da voi». L’Allamano sapeva creare in breve tempo un paterno legame con le giovani che gli erano affidate dalla Provvidenza. Quando doveva dimettere qualche postulante, viveva due sentimenti: uno di dispiacere, perché allonta- nava una «figlia»; l’altro di serenità, perché era convinto di doverlo fare per il bene della giovane e dell’istituto. Confidò a sr. Emeren- ziana: «Vedi, dopo qualche giorno che voi siete entrate nell’istituto, io vi considero come mie figliole. Perciò, soffro immensa- mente quando sono obbligato a dimetterne qualcuna dall’istituto». E mentre così parlava, gli spuntarono le lacrime. In missione senza pretese Come faceva per i missionari, l’Allamano si riservò la formazione spirituale e missionaria delle suore. Ogni domenica, e anche più spesso, andava nell’istituto per una confe- renza appropriata. Generalmente iniziava dai missionari e poi passava dalle suore. È inte- ressante notare che, quasi sempre, trattava lo stesso tema e usava lo stesso schema per parlare a entrambe le comunità. Ciò che di- ceva al maschile per i missionari, lo cam- biava al femminile per le missionarie, aggiun- gendo alcuni tocchi speciali più adatti alle donne. Il motivo di questo metodo è evi- dente: l’Allamano intendeva formare allo stesso spirito e al medesimo stile di attività apostolica tutti i suoi figli e figlie. Riporto qualche episodio che si riferisce al- l’attività di missione. Il primo è l’espressione cammino di santità 76 MC AGOSTO-SETTEMBRE2019 Giuseppe Allamano nella vita di ogni giorno

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