Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2019

esterno. Per il resto ogni realtà locale (Perù, Vene- zuela, Argentina, ecc.) potevano imbastire la loro vita sociale e politica secondo il volere dei propri citta- dini. Tutto ciò non fu possibile realizzarlo a causa dell’opposizione, neanche tanto nascosta, che fece la potenza imperiale di allora, cioè l’Inghil- terra, che piano piano andava sostituendosi alla Spagna sulla scena internazionale. Infatti una delle conseguenze di questa nuova fase fu il mio esilio in Paraguay voluto sia dalla Spagna che dall’Inghilterra. Con il mio fedele amico e servitore Ansina, fui confinato in una località vicina ad Asun- ciòn, in una forma che possiamo paragonare agli ar- resti domiciliari, in quella situazione passai oltre trent’anni. Ma intanto le mie idee facevano sempre più presa tra le varie popolazioni sudamericane fino a diven- tare patrimonio culturale e universale di tutte le na- zioni che allora premevano per trovare il loro posto sul nuovo scenario internazionale. Nel 1814 organizzasti a Buenos Aires la Unión de los Pueblos Libres (Unione dei popoli liberi). Du- rante quella assemblea tutti i delegati presenti all’unanimità ti onorarono con il titolo di Protet- tore dei popoli liberi . Un bel riconoscimento per le tue idee e per il tuo modo di conquistare le nuove nazionalità ai principi che propugnavi da sempre di uguaglianza e di libertà. Fu un momento molto gratificante per me in quanto stava a significare che tutta la mia vita era stata spesa per la libertà delle colonie spagnole che si af- facciavano sul Rio de la Plata, per la dignità dei popoli indigeni e per l’uguaglianza di tutti gli emigranti che cominciavano a riversarsi in Uruguay e nelle province argentine. Però le nuove autorità che si erano sostituite ai vecchi padroni spagnoli, pur dichiarandoti per- sonaggio prestigioso ed eroe nazionale di tutta la storia latinoamericana, strinsero un accordo per mantenerti confinato ad Asunciòn nel Para- guay, impedendoti così di avere un ruolo di diri- gente politico nella nuova società che tu avevi così generosamente aiutato a nascere e svilup- parsi. Ho sempre cercato di realizzare fino in fondo il compito che la Provvidenza mi aveva affidato, per cui anche il mio esilio forzato in Paraguay l’ho vissuto come parte importante della mia vita. E per come si sono evolute le cose nei paesi latinoa- mericani, dove nonostante tutto è rimasta traccia del mio disegno federalista, penso che tutta la mia azione abbia inciso in maniera positiva sullo sviluppo successivo di quelle nazioni. 4 chiacchiere con... 74 MC AGOSTO-SETTEMBRE2019 Confinato nella remota e inospitale Villa di San Isidro Labrador Curuguaty, visse gli ultimi anni della sua vita coltivando la terra. Fu in questa città che Artigas, nel 1825, sposò Clara Gómez Alonso, sua compagna fino alla morte. Da questa unione nac- que nel 1827 Juan Simeón, l’ultimo della sua nume- rosa prole, che divenne tenente colonnello in Para- guay e confidente del maresciallo Francisco Solano López. Artigas seppe conquistarsi la fiducia degli indios guaraní, che nella loro lingua lo chiamavano Caraì Marangatù (padre dei poveri). Dopo trent’anni di esilio in Paraguay, morì a 86 anni. Il 23 settembre 1855, i suoi resti mortali furono rimpatriati in Uru- guay con una solenne cerimonia, e furono collocati in Plaza Indipendencia a Montevideo, in un impo- nente mausoleo meta ancora oggi di numerosi visi- tatori. Don Mario Bandera Artigas en la Ciudadela, di Juan Manuel Blanes, 1884 ( pubblico dominio ).

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