Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2019

i vari movimenti indipendentisti - sull’esempio degli Stati Uniti d’America - costituitesi nelle varie capitali latinoamericane promuovevano e alimentavano l’i- dea che era giunta anche per loro il momento tanto atteso dell’indipendenza. Purtroppo le truppe spagnole di stanza nei paesi dell’America Latina, la vedevano in altro modo. Essi dicevano: «Adesso il nostro Re è prigioniero di Napoleone, ma quando sarà rilasciato tutto dovrà tornare come prima». Ovviamente le popolazioni delle nascenti nazioni lati- noamericane non accettavano questo modo di pro- cedere per cui inevitabilmente sorsero dei conflitti tra le truppe spagnole e i patrioti dei diversi paesi dell’America del Sud. Tu, intravedendo il caos che sarebbe sorto dopo la sconfitta della Spagna tra le diverse città desi- derose di avere un ruolo da protagonista nella storia latinoamericana, elaborasti l’idea federa- lista come collante per tenere insieme le varie province latinoamericane. La mia idea di federalismo era molto semplice: un go- verno centrale forte a cui doveva essere affidata la gestione economico finanziaria per ogni paese, non- ché la difesa del territorio di fronte a un attacco MC R CC BY 3.0 sto da tutta la nostra famiglia, anche dai miei nonni, dando così una testimonianza di gente volenterosa e caparbia, con tanta voglia di lavorare. Tu però preferivi svolgere altre mansioni. Osservando i gauchos , i mandriani delle praterie che a cavallo riuscivano a dominare mandrie bovine ed ovine molto consistenti, incominciai anch’io a do- mare cavalli, a usare il lazo e le bolas e, inevitabil- mente, le armi. Iniziasti così una nuova attività che ti realizzava pienamente sul piano umano e sociale. Cavalcare per la pampa, scambiare bestiame con altri proprietari terrieri, comprare dei puledri per poi pas- sare la frontiera e venderli in Brasile, dove erano molto richiesti, era per me e per i miei compagni mo- tivo di orgoglio e soddisfazione oltre che fonte non indifferente di guadagno. In quel periodo venisti a contatto con i Blanden- gues, volontari creoli che sopraintendevano il mercato del bestiame e tramite loro avesti con- tatti con la tribù dei Charruas, l’etnia indigena che occupava da tempo immemorabile la sponda orientale del Rio de la Plata. Grazie a loro andai a vivere per un certo tempo in un villaggio charrua dove negli anni trovai una compa- gna che mi diede anche un figlio che chiamai Manuel, anche se nella tribù tutti lo chiamavano Caciquillo . Nel 1797, approfittando di una amnistia gene- rale emessa dal Re di Spagna per coloro che nelle colonie non si erano macchiati di delitti di sangue, entrasti a far parte del corpo dei Blan- dengues. Subito mi spedirono insieme ad altri compagni a sor- vegliare e controllare la vasta frontiera con il Brasile. Lì incontrasti una persona che ebbe un’influenza significativa sulla tua vita. In quella terra di confine incontrai un afro-montevi- deano che era stato catturato dai portoghesi e ri- dotto in schiavitù. Ebbi pena per quel giovane e de- cisi di comprarlo per ridargli la libertà. Da allora Joaquin Lenzina, più noto come el negro Ansina , grato per averlo tirato fuori dalla schiavitù, mi accompagnò per il resto della vita, diventando il mio miglior amico e nell’esilio paraguaiano biografo ufficiale della mia esistenza. Intanto che voi in America Latina eravate impe- gnati nelle vostre faccende, Napoleone Bona- parte in Europa conquistava una nazione dietro l’altra, tra cui la Spagna, facendo inoltre prigio- niero Re Ferdinando VII. Quando si venne a conoscenza dei fatti che trasfor- mavano radicalmente la situazione sociale e politica in Europa, le colonie iberiche, non avendo più una Corona Reale a cui far riferimento, si sentirono svin- colate dalla sottomissione alla monarchia spagnola e

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