Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2019

AGOSTO-SETTEMBRE 2019 MC 69 nioca trasformata in farina, ad esempio, la perdita complessiva è pari al 41,6% rispetto alla produ- zione iniziale, con il 30% della per- dita che avviene in fase di pre-rac- colta o raccolta, il 5,6% durante la pelatura, il 3,1% nel momento in cui la si grattugia e il 2,9% nella fase di stoccaggio. Una tecnica utilizzata per conser- vare la manioca, spiega lo studio, è ritardare la raccolta finché non vi è sufficiente domanda del pro- dotto. La radice tuberizzata può rimanere in terra fino a 18 mesi dopo la maturazione, ma se non raccolta nei tempi corretti diventa rapidamente legnosa. Inoltre perde amido e valore nutritivo ed è più esposta agli attacchi di in- setti e roditori e alle malattie. Pelatura e grattatura inducono un’ulteriore dispersione del pro- dotto perché sono quasi sempre effettuate manualmente, aspor- tando più radice di quella che sa- rebbe necessario eliminare o eli- minando pezzi troppo piccoli per essere grattugiati a mano. Altre perdite derivano dall’imballaggio del garri in sacchi di juta o di poli- propilene non nuovi e non ade- guatamente lavati che si rompono o che, ostruiti da altri residui, non lasciano passare abbastanza aria per garantire l’eliminazione del- l’acqua durante la fermentazione e portano così il prodotto a mar- Altro aspetto da considerare è quello delle conseguenze sull’am- biente: la produzione di questo cibo che poi non si utilizza è re- sponsabile dell’8% delle emissioni di gas serra a livello mondiale: lo spreco alimentare emette gas serra come Russia e Giappone messi insieme @ . Come si butta cibo nei paesi in via di sviluppo Sempre secondo i dati Fao @ , i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo dissipano all’incirca le stesse quantità di cibo: rispettiva- mente 670 e 630 milioni di ton- nellate. Tuttavia, lo spreco pro ca- pite dei consumatori di Europa e Nord America è compreso tra i 95 e i 115 kg all’anno, mentre i con- sumatori dell’Africa subsahariana, dell’Asia meridionale e del sud-est asiatico buttano annualmente via fra i 6 e gli 11 chilogrammi. Vice- versa, nei paesi in via di sviluppo le perdite avvengono prevalente- mente non a livello del consuma- tore bensì nelle fasi di produzione e di trasformazione. Lo studio di un caso pubblicato dalla Fao sulla produzione di ma- nioca, pomodori e patate in Ca- merun illustra @ nel dettaglio quali problemi intervengono nelle varie fasi dalla raccolta alla com- mercializzazione. Nel caso del garri di manioca, cioè della ma- cire o a inumidirsi perdendo va- lore di mercato. Il resto, in fase di commercializzazione, lo fanno i tempi lunghi del trasporto dovuti alla stagione delle piogge o al dis- sesto delle strade, l’inadeguatezza degli imballaggi, la mancanza di refrigerazione, l’esposizione a sole, vento e polvere durante la vendita nei mercati. Come si butta cibo nei paesi industrializzati Nei paesi industrializzati, continua il rapporto Fao @ , i motivi della perdita sono legati ad altri fattori. In primo luogo, la necessità per i produttori di cibo di rispettare gli accordi presi per contratto con i rivenditori spinge a produrre più del necessario per assicurare la fornitura anche in caso di imprevi- sti - eventi naturali estremi, epi- demie - che danneggino la produ- zione. Vi sono poi gli standard molto ri- gidi legati all’aspetto dei prodotti: il rapporto cita una ricerca che lo MC R • Cibo | Spreco alimentare | Ambiente • © AFMC / Chiara Giovetti © AFMC / Chiara Giovetti

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